Da grande estimatore dei Beach Boys e di "SMiLE" forse mi sono lasciato prendere troppo dall'entusiasmo nel comprare a scatola semichiusa questo disco. D'altronde l'uscita del nuovo album di Brian Wilson, uno dei più grandi compositori degli ultimi 50 anni di pop, è pur sempre un evento. Purtroppo però ho dovuto constatare, a disco pervenuto e ascoltato, che forse il suo genio appartiene al passato, come effettivamente ci si aspetterebbe da un grande musicista ultrasessantenne.
La verità è che il disco è fatto benissimo - poteva essere altrimenti trattandosi di un precisino come Mr. Wilson? - con arrangiamenti impeccabili, sezioni di archi e fiati e armonie vocali finemente costruite, ma il tutto mi sembra poco più di un bel disco nostalgico che celebra il passato piuttosto che confrontarsi col presente. Si tratta nientemeno che di un concept dedicato alla celebrazione della bellezza della California, in particolare di Los Angeles. Le canzoni sono collegate, sia concettualmente che musicalmente, con un tema - la canzone del titolo - che torna in varie forme: "That Lucky Old Sun" è in realtà il titolo di una vecchia canzone firmata da Gillespie e proposta, in una delle sue versioni più popolari, da Louis Armstrong. Ed è proprio questa la versione che ha ispirato l'ex leader dei Beach Boys.
Il disco, che segna il ritorno di Brian Wilson alla Capitol Records dopo più di quarant'anni, contiene canzoni in stile Beach Boys, scritte dallo stesso Wilson. Tra una canzone e l'altra fanno capolino alcuni brani parlati, vere e proprie poesie scritte da Van Dike Parks, il grande paroliere di "SMiLE". A questo punto la mia domanda è: perché non fargli scrivere anche le liriche delle canzoni invece di inserire i testi piuttosto banali di questo lavoro?
Un altro punto debole di questo lp è sicuramente la voce molto invecchiata del cantante, che conferisce a tutto il lavoro una vena aggiunta di malinconia che lo fanno sembrare un'opera nata fuori dal suo tempo. La genialità di "SMiLE" è ben lontana da "That Lucky Old Sun" e paradossalmente quel disco che avrebbe dovuto vedere la luce più di quarant'anni fa suona più innovativo e moderno di questo.
Per quanto riguarda la "confezione" è ben fatta, come si conviene ad un'operazione di questo calibro: un nutrito libretto e, con qualche euro in più, un dvd con una mezz'oretta - si sono sprecati! - di dietro le quinte e performance "dal vivo", che secondo me non sono dal vivo per niente.
In conclusione è un disco piacevole, ma lo consiglio solamente ai nostalgici che, come me, si riascoltano periodicamente i vecchi dischi dei Beach Boys. Per chi invece si appresta a conoscere il genio di quest'uomo per la prima volta consiglio di non perdere tempo con questa roba e di rivolgersi invece a "SMiLE" o a "Pet Sounds".
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