È strano vedere che il titolo dell’album degli Hollywood Rose porti quasi 400 persone a dare uno sguardo alla recensione, mentre nomi meno blasonati attirino sempre gli irriducibili che con coraggio e abnegazione commentano i miei scritti. Parlo di un genere ormai andato e credo che effettivamente siano in pochi quelli che vogliano saperne qualcosa. Di certo c’è che alcune proposte che ho messo in campo su DeB sono proprio di qualità e, non so perché, mi auguro qualche passaggio in più su questo scritto dove do il cinque ai quattro statunitensi senza neanche pensarci.

Britny Fox ovvero metallari a cui piaceva lo street rock. Questo disco della malsana formazione di Filadelfia l’hanno praticamente snobbato tutti in blocco. Quando l’attenzione dei media se ne va, l’unica cosa che resta è la passione dei fan. Quella, credo, sia proprio intoccabile. "Bite Down Hard" (1991) è una bestiaccia rognosa, feroce e scalcinata che non è riuscita a guadagnarsi il tour che avrebbe abbondantemente meritato, ma che è e sarà sempre un passaggio indimenticabile per gli amanti del genere.

I concittadini dei Cinderella erano nati nel 1985 ed avevano esordito nel 1988 con una chicca omonima patinata e fortemente orientata ai Motley Crue. Street / glam / shock interpretato da metallaracci proprio come i tanti che bazzicano su questo sito. Una furia sonora che ha avuto un successo travolgente ma ancora priva di una propria personalità. Stesso dicasi per "Boys In The Heat" dell’anno seguente. Poi – taratatà – come al solito problemi e il distacco dal frontman, fondatore e songwriter Dean Davidson, con l’ingresso nella formazione, dopo tante ricerche, di Tommy Paris che si rivelerà una scelta vincente e decisiva. Elemento duttile e versatile, Paris s’è accollato uno screaming traumatico da raucedine cronica successiva, una chitarra che batte l’asfalto caldo appena colato dalla betoniera, testi che non fanno rimpiangere per niente quelli ritenuti ottimi dell’ex singer. La svolta c’è e parte proprio dal carisma dell’ultimo arrivato che, in fase di composizione insieme ai compagni di viaggio Smith, Childs e Dee, opera su sonorità decisamente più dure e rabbiose, ma eleganti e superiori, da generali dell’heavy rock. L’effetto che mi fanno i Britny di questo album è quello di quando osservavo da bambino certi esagerati muri di recinzione che in cima avevano rotoloni di filo spinato, spuntoni di ferro arrugginito e una colata di vetri rotti. Una segheria canadese è probabilmente il riferimento migliore come termine di paragone sui decibel emessi. Una martellata sugli zebedei, insomma.

Notevoli anche gli ospiti di due brani: Zack Wylde, all’epoca assoldato da Ozzy, nella moltov d’apertura "Six Guns Loaded", che è uno dei brani più duri e spietati mai prodotti nell’hard & heavy, e Ricki Rokket dei Poison alla batteria in "Midnight Moses".

Come avrete già capito, in "Bite Down Hard" le dolcezze e le pose ammiccanti da Strip stanno proprio a zero. Qui imperversano calci, pugni e nervi tesi che non lasciano libero un nanosecondo dell’album, andando a sfondare il muro del glam senza alcun ritegno. Non sto parlando dei Manowar della situazione, sia ben chiaro. Ma la stronzaggine che viene fuori da questi 40 minuti di onnipotente e ruvido delirio musicale è fatta di pelle nera, catene e riferimenti a vamp ladies. L’album si apre con il suono di tacchi a spillo e procede deciso e oltranzista nel cuore dell’ hard & heavy, come se nulla prima fosse esistito. Un processo di azzeramento notevole e flambè su fiamma ossidrica.

Il track by track non ve lo propino. Tra sfuriate e pezzi più calmi regna comunque una certa nobiltà (strano ma vero) e una freddezza d’esecuzione che mi fa quasi spavento. Le atmosfere sono nude e crude ma tendono al positivo. Dinamitarda e spacca tutto è la opener di cui già vi ho parlato. Grandiosa melodia anche in "Louder", il pezzo più bello associabile al monicker Britny Fox. La voce di Paris schiatta in corpo proprio come la base ritmica al decespugliatore tenuta senza fatica in piedi dal resto della band. I solos di Michael Kelly Smith sono i migliori della categoria e, se possibile, corrono più veloci del resto del branco. Che dirvi, io ve li butto lì, in quest’accozzaglia di lacca e troiame maschile che non credo potrà mai avere seguito nella storia dell’umanità. Se vi fanno schifo, forse dovrei esserne felice, senza critica alcuna, sia chiaro.

Elenco tracce testi e video

01   Six Guns Loaded (03:46)

02   Louder (03:53)

B. Childs, T. Paris

CD's on ten
Ooh you gotta drink a lot
Push you to the edge
If you wanna think a lot

Skirts hiked high.
Don't you know the perfect scenery
Tonight make me everything I wanna be
Feel the electricity

Louder - cuz you like it
Louder - cuz you need it
Louder - only way to feel the same as me
Louder - cuz you like it
Louder - cuz you need it
Louder - give it up for me

Cutting into you
Take the knife willingly
Volume right through you
Other spaces no one sees

Legs so right
1st prize in my gallery
Tonight make me everything I wanna be
Feel the sexuality

She come a runnin'
She's such a usin' machine
She's got it comin'
She's got it comin' all the way for me

03   Liar (04:42)

04   Closer to Your Love (03:48)

05   Over & Out (04:45)

06   Shot From My Gun (04:07)

07   Black & White (03:35)

08   Look My Way (04:32)

09   Lonely Too Long (03:34)

10   Midnight Moses (04:27)

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