Sono lontani i tempi in cui il Boss era capace di registrare fino a 60 pezzi per pubblicare un album di 10 tracce, permettendosi finanche di scartare momenti importanti come Because the night, Fire, The Fever, Murder Incorporated, Pink Cadillac o Thundercrack solo perchè questi, secondo suo parere, andavano a inficiare la coerenza narrativa del disco. E sono anche lontani i tempi in cui i suoi fan si gettavano conseguentemente alla caccia dei bootleg più rari (alcuni dei quali diventati poi leggendari) alla ricerca di quelle preziose perle spietatamente accantonate (poi in parte riesumate ufficialmente dal bellissimo cofanetto Tracks del 1998). Lo Springsteen dei nostri giorni, ben consapevole che le modalità di fruizione della musica sono oggi ben diverse che negli anni ‘70, ‘80 e ‘90, condivide felicemente (e frequentemente) con i suoi 3 milioni e ottocentomila followers le migliori performances dei suoi concerti direttamente sulle sue pagine Facebook e Twitter, così come eventuali inediti registrati lungo il cammino.
Ecco dunque che anche i suoi ultimi album sembrano simili a quei vecchi bootleg di un tempo, non facendosi il nostro più alcun problema a inserire, insieme a nuove canzoni, anche cover, idee registrate in presa diretta, e rifacimenti di pezzi comunque già noti ai vecchi fans. Take it easy, baby...
Fu in parte così già per Wrecking Ball (che conteneva almeno quattro tracce già eseguite dal Boss in altri ambiti ed altre versioni) e lo è ancor di più High Hopes che include il rifacimento di una cover degli Havalinas già eseguita da Springsteen negli anni ‘90 (High Hopes, appunto, impreziosita da un efficacissimo arrangiamento fiati), altre covers di un pezzo dei Suicide (Dream Baby Dream) e della punk-band australiana The Saints (Just Like Fire Would), il riadattamento della celebre The Ghost of Tom Joad in versione più elettrica (già eseguita dal vivo nelle recenti tournè), e la versione studio di 41 Shots (American Skin), già inclusa in versione live nel Live in NYC del 2001. Oltre a questo: sette pezzi inediti risuonati col gusto di oggi, ma in realtà concepiti in un lasso di tempo che va dal 1998 al 2013.
Special guest dell'opera mr. Tom Morello (ex Rage Against The Machine) già ammesso a pieno titolo nella E Street Band per alcune date del Wrecking Ball Tour in assenza di "Little Steven" Van Zandt, e importantissima onnipresenza dell'album, grazie alla sincera devozione e alla generosità (talvolta a onor del vero esagerata) con cui si cala entusiasticamente nel progetto. Per il resto: una manciata di buone canzoni fatte (o rifatte) alla Bruce Springsteen, fra usuali colpi da maestro (Down in the Hole, Hunter Of Invisible Game), e alcune ormai inevitabili cadute di tono (Frankie Fell in Love, This is Your Sword). Come d'uso un discorso a parte meritano i testi, sempre e comunque all'altezza del personaggio.
Per chiudere: il Boss vive oggi felicemente la sua seconda giovinezza assieme al suo popolo e per il suo popolo, che per lui ancora si raduna in folle oceaniche ai quattro angoli del globo, forse mai così vasto. Alla sua gente sembrano dunque espressamente dedicate tutte le sue recenti uscite, che vivono della serena consapevolezza che nessuno ha più da spendere fino a 30 euro per ascoltarsi un disco nel 2014. E allora tanto vale buttare tutto il meglio che si ha per le mani nella grande rete, fregarsene un po', e vedere che accade...I fan apprezzeranno, i denigratori continueranno a denigrare. Take it easy baby...
Quello che sembra interessare adesso all'omino del New Jersey più che ogni altra cosa è buttare tutto sul piatto con enorme entusiasmo e tornare al più presto a imbracciare la chitarra "out in the street"! Rock'n'roll, baby...
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Altre recensioni
Di KillerJoe
Il miglior album rock dell’anno.
Alla fine dell’ascolto l’album stupisce per il fatto di essere continuo nella sua discontinuità.
Di Hungry
Questo è un pezzo blues, moderno e per certi versi innovativo.
Non so quanti altri artisti riescono ad avere nel cassetto scarti di livello pari a questi.