Un album per San Valentino. Quando nel 2002 uscì sul mercato "The Rising" un'etichetta appiccicata sul fronte del disco recitava "Il primo album con la E-Street Band dai tempi di 'Born In The U.S.A.'!", testimonianza del fatto che sono in tanti, anche gli agenti pubblicitari di Springsteen stesso, a non considerare molto questo "Tunnel Of Love" del 1987. Qui infatti, anche se i suoi membri vengono oggettivamente relegati a sporadici session men, la E-Street Band c'è ancora tutta ad accompagnare il Boss nel suo ingresso nel mondo adulto, più responsabile, più fragile; dalla copertina già si vede un uomo più maturo, in abito e non più in jeans e maglietta, senza bandana ma in cravatta di cuoio, con un divorzio alle spalle e tanta voglia di cantarlo.

Quando correva l'anno 1987 Bruce Springsteen aveva già deciso che la propria carriera non poteva proseguire sempre tirando falciate alla Esquire/Telecaster come in "Born In The U.S.A." o nella povertà francescana delle composizioni di "Nebraska", ed ecco quindi uscire un disco che poteva forse apparire anomalo ma era la testimonianza che il tempo passa e le esperienze aiutano a crescere. Anche per lui. La musica qui contenuta ha un impatto decisamente inferiore rispetto a tutto ciò a cui Bruce Springsteen aveva abituato i propri ascoltatori, da chi aveva in mente l'aspetto infuocato del Boss e il suo voler urlare le emozioni a chi, di contro, ne ricorda più piacevolmente l'anima folk e fortemente intimista; sono sempre stati questi i due lati dell'artista, due lati estremi che qui, per la prima volta, si fondono. Fanno eccezione "Spare Parts" e "Cautious Man", ancora legate alla doppia anima appena descritta, ma il resto del disco si prende la briga di non urlare più e nemmeno di sussurrare, ma di parlare da persona cresciuta. A livello di testi Springsteen abbandona momentaneamente le voci della sua gente, della sua società, della sua America e scrive l'album più personale ed autobiografico comparso fino a quel momento, mentre musicalmente vira verso arrangiamenti più soft quasi sempre supportati da sintetizzatori e drum machine.

Dopo l'intro a-cappella di "Ain't Got You" che parla del proprio successo, "Tougher Than The Rest" delinea quello che sarà lo stile predominante dell'album: composizioni lente che ruotano attorno alla figura femminile, qui ancora descritta come simbolo di salvezza, un po' com'era nell'immortale "Thunder Road" dodici anni prima. Resterà tuttavia l'unico caso: in "Brilliant Disguise", scelto come spiazzante sigolo di lancio in un 1987 che aveva ancora "No Surrender" nelle orecchie, ci sono tutte le confessioni di un uomo che vede la propria vita di coppia andare a rotoli senza sapere a chi dare la colpa, nella straziante "One Step Up" quelle di chi sta seduto da solo al bancone di un bar rimuginando sui ricordi, in "When You're Alone" le fotografie di ciò che fu ed una banale quanto bruciante verità ("when you're alone, you ain't nothing but alone") mentre in "Walk Like A Man" si vedono le immagini sbiadite di un bambino ricalcare le orme del papà sulla spiaggia allargando le braccia per non perdere l'equilibrio. L'ombra di tuo padre che ti cala addosso, c'è forse qualcosa di più rassicurante? In queste, come in altre composizioni un minimo più sostenute quali "Tunnel Of Love" o "All That Heaven Will Allow", si vede come Springsteen con gli anni abbia imparato a toccare più finemente le corde della malinconia, sentimento che raggiunge la sua massima espressione e bellezza nella conclusiva "Valentine's Day", l'unico riferimento a San Valentino che apprezzo, da ascoltare quando si ricorda una figura che tanto ci ha dato e la si vede scomparire in mezzo alla nebbia. Un ultimo saluto con il groppo in gola e gli occhi lucidi ma sforzandosi di sorridere, e si crogioli nella sua dannata ignoranza chi confonde sempre ciò che è triste con ciò che è brutto.

Il disco risultò spiazzante per chi all'epoca aveva ancora in mente l'immagine di un Boss come una delle massime espressioni, artistiche e commerciali, del Rock Americano e che invece se ne uscì con un lavoro intimo ed autobiografico, intrinso del sound ereditato dagli sfumanti anni 80. Bruce Springsteen è così, va a corrente alternata, nel 1982 stupì la sua uscita spoglia e solitaria con "Nebraska" dopo il Rock'n'Roll cavalcante e corale di "The River", ora dopo "Born In The U.S.A." decide che è il caso di deporre l'ascia di guerra e guardarsi allo specchio. Picchi così alti, a parte "The Ghost Of Tom Joad" (1995), non saranno più raggiunti.

Arrivederci Boss, io ci spero sempre che non sia un addio.

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