...fuori c'è il sole e fà caldo. In più ad agosto è il Deserto.
Amici in ferie, ed io oggi sono di riposo.
E mi riposo.
Per godermelo appieno ho bisogno del giusto sottofondo, che è questo splendido disco.

Buena Vista Social Club è un film-documentario sulla straordinaria tradizione musicale cubana, purtroppo persa negli anni, abbandonata e impoveritasi fino a finire nel calderone commerciale diventando il prodotto "salsa" (...non pomodoro e olive eh, parlo di musica) e riportata in tempi recenti alla bellezza, classe e originalità di un tempo, molto meno recente.

Chi all'isola caraibica, in campo musicale, associa solo il genere "salsa" rischia di fare un grosso errore e perdersi così l'originalità di una musica che ora è Cubana, ora Americana ed Europea e infine Africana riempiendo così il significato del termine universale o world musica che dir si voglia.
Percussioni africane, ritmi caraibici, influenze di Jazz e di Blues suonate con i più disparati strumenti a corda che risultano essere anch'essi incroci tra altri strumenti, mille percussioni che escono dalle mani di eccezionali percussionisti, fraseggi di pianoforte e prestazioni vocali altissime. Tutto questo ci viene regalato da Musicisti settantenni con tutte le scorie di chi ha vissuto sempre di fatica, coltivando il piacere di far musica per sostentamento o come valvola di sfogo.
I tre interpreti principali Rùben Gonzalez, Compay Segundo e Ibrahim Ferrer ci portano in una speciale e unica dimensione fatta di spiaggie, sole e mare,  ma anche di disperazione e miseria, accompagnate da inspiegabili sorrisi.
Caldo, sole e rum sono il contorno per nulla immaginario della realtà dove queste composizioni nascono.

Questo disco sà pochissimo di studio di registrazione, potrebbe essere tranquillamente una serie di registrazioni prese dagli innumerevoli angoli di Cuba ravvivati da locali fumosi e caldi con il ventilatore sul soffitto ad angoli di strade sporche e impolverate o anche provenire da discreti ristorantini con orchestrine che intrattengono la clientela. In effetti lo scenario dove questa musica prende vita non si discosta da quello appena detto, l'americano Ry Cooder, musicista e nell'occasione produttore, ha il merito di far conoscere a chi ne è allo scuro la bellezza di queste realtà portandole su un disco. Inoltre questo disco è carico di una sorta di rispetto non scritto per la musica tale è il coinvolgimento e la sincerità con la quale questi musicisti interpretano le loro produzioni e rivisitazioni.

Una rappresentazione sonora che và da momenti poetici e suggestivi a momenti scanzonati e coinvolgenti sfuggendo la pessima etichetta di "latin pop" e guadagnandosi quella di ottima musica. Cubana.
Caldamente consigliato ma non solo perchè siamo ad agosto....

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