Forse un titolo più azzeccato per un disco non è mai stato pensato... buon vecchio Martsch...
Sono proprio antiche melodie del futuro, antiche melodie pervase dal quel senso di malinconia tanto presente in quasi tutte le canzoni dei tre di Boise. (In questo album erano in tre...). Del futuro però. Perchè questo album è difficile, proprio perchè antico e futuro, acustico e elettrico, delicato e ruvido. Diviso in due ma uno solo... Una contraddizione in termini-canzoni.
Inizia "Strange" e siamo nel futuro, chitarre che si intrecciano, batteria decisa e tastiera a ricamare su un testo di alienazione quotidiana (lavoro, relazioni, interpretatelo voi...) E' il singolo. Passato e la solita malinconia nella stupenda "The Host", emozionante, straniante, narcotica. "Happiness", chitarra dobro e profumo di folclore americano, con un pizzico di Neil Young elettrico. "Alarmed" e "You Are". Due canzoni lente, toccanti, pure, spiazzanti. Futuro e quindi "In Your Mind", "Fly Around My Pretty Little Miss" che mi fa venire in mente i Camper Van Beethoven, dal vivo, alla più piccola delle fiere di paese. Quasi un divertissement...
Non è un album immediato questo "Ancient Melodies", come lo può essere il precedente "Keep It Like A Secret". E' del 2001 ma è stato anche pubblicato nel 2011, ed anche nel 1911. E' senza tempo. Non perchè sia un classico, perchè temporalmente è incollocabile.
Ho capito perchè ci sono voluti cinque anni per pubblicare un altro capolavoro. Per quaranta minuti non ci sono più, i minuti.
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