EP di quattro brani del 1985, quando il nome già era affermato e circolante negli ambienti darkettoni industrial.
Si abbandona il fantasma intriso di black humor di "Mix Up". Anzi, lo si evolve. Ritmiche dispari, sincopi perfette, bassi con quel reverbero che formeranno un'epoca di musicisti e tanta originalità.
"Kino" è l'aggiornamento dell'ideologia dark danzereccia di "Sensoria". Non c'è l'annichilimento dei Throbbing o la virulenza dei Front 242.
I Cabaret sono un'idea naif, un passaggio dada. Superiori alle mere definizioni.
"Sleepwalking" propone il timbro agitato di Stephen Mallinder e le formidabili slappate di basso. Funk unito all'asetticità degli oleosi ingranaggi industriali.
Synth trionfanti vengono schiaffeggiati dalla morsa della drum machine in "Big Funk". Il narrare criminale della voce è l'unico episodio umano in mezzo al cibernetico futurismo, che a tratti assume dei toni quasi profetici, marziali.
Sbranano brani..
E "Ghostalk" è l'esempio perfetto di maestria elettronica/strumentale unita alla melodia/immediatezza che ciba solo l'industrial di qualità. Connubio essenziale che non lascia scampo ai pareri negativi e spocchiosi.
Un party per l'anima asociale e annoiata dalla prudenza mondana.
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