Travolgente. Fenomenale. Unico.

Mentre ero in macchina sulla tangenziale nord, sulla strada di casa, non riuscivo a pensare ad altro. Senza dubbio questo è stato uno dei concerti più belli della mia vita. Stare a pochi metri dal palco, davanti ai miei idoli, mi ha fatto sentire vivo fino in fondo, e perfino il pogo continuo con quegli individui pelati e incredibilmente sudati mi è sembrato irripetibile.

Attenzione: non sto parlando dei Machine Head. Ma andiamo con ordine.

Alle sette e mezzo di sera circa arriviamo a Trezzo sull'Adda, dopo ripetute bestemmie e blasfemie a causa della sua irreperibilità autostradale. Ci appropinquiamo tranquillamente all'entrata del "Live!", edificio a quanto pare ristrutturato di recente; il clima è quasi amazzonico (MOLTO afoso e MOLTO umido) e ciò costituisce un'autentica provocazione alle nostre gole assetate. La birra piccola costa 4 euro. (4 euro?!?!?!? ladri!!....)

Questo tuttavia non ci disturba troppo, visto che stiamo aspettando con fremente desiderio che i nostri "grandi" si rivelino. I Caliban, modesta formazione abbastanza casinista, sono l'antipasto migliore per godersi l'autentica serata da metallone iperbarbutoipercaloricoiperabbirrazzato (parecchi di questi soggetti si aggirano per l'area con fare minaccioso... molti mi ricordano Gimli, guarda un pò). Essi offrono pogo immediato, brutale e relativamente efficace: infatti non sono pochi a rimanere indifferenti alla loro esibizione (me compreso, zero assoli da parte dei chitarristi). Passano in questo modo una ventina di minuti. Lentamente, anche il panorama all'orizzonte segnala l'arrivo dell'imbrunire. Poi, finalmente, arrivano.

Troy Sanders aggiusta microfono e basso. Bill Kelliher entra senza mostrarsi troppo, semplicemente afferra la sua arma. Brent Hinds si lancia in una breve pentatonica. Poi affiora lui, il polipo umano. Brann Dailor.

MASTODON.

"Iron Tusk" apre il delirio. Aspetto questo momento da mesi. Il pogo è violento, anche se questo è solo l'inizio. La successione delle canzoni è veloce e immediata: "Blood and Thunder", "Circle Cysquatch", "Siberian Divide", "The Wolf is Loose" scatenano follia, adrenalina pura. I brividi che scorrono sulla schiena sono lame di piacere che mi immergono in una nuova dimensione. Ogni canzone trasuda energia e forza dirompente; l'alchimia fra fasi core e intermezzi strumentali, che sono impossibili da descrivere, libera sensazioni mai provate. In un certo senso, risveglia l'istinto represso che celiamo nelle nostre anime.

"Colony Of Birchmen" è il momento più intenso. La testa non risponde nemmeno più, non ti rendi nemmeno conto di esistere come corpo, le persone attorno a te svaniscono e ti ritrovi da solo con la tua mente, finalmente privo della barriera fisica che fino a poco prima ti impediva di essere te stesso. Non hanno nemmeno bisogno di incitare il pubblico, loro: non ne hanno alcun bisogno. Sono i quaranta minuti più violenti della mia vita... anche se non sto proprio parlando di pogo. Esatto: sono uno dei pochi pirla ad aver pagato 29 euro per vedere non gli headliner, bensì gli opener di un concerto (beh, io e i due fratelli compagni di viaggio).

L'esibizione nel complesso dura abbastanza per essere quella di un gruppo spalla, ma è comunque troppo poco per poter apprezzare completamente la forza straordinaria dei Mastodon. Aspettiamo per venti minuti dietro le paratie, e alla fine riusciamo addirittura a parlare con loro: l'emozione è grandissima. Aver davanti il mostro che fino a cinque minuti prima volava sul drumset mi lascia senza parole: figuriamoci ritrovarselo accanto in mezzo alla folla durante la prestazione dei Machine Head!

Ah già, i Machine Head.. c'erano anche loro, che sbadato sono! Scusatemi tanto, sul serio, se vi aspettavate una recensione entusiastica su di loro... ma , ecco, non è che me ne freghi poi tanto, di questi Machine Head.

Violentini, questa potrebbe essere una buona descirizione.

Salut!

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