Dopo l'ottimo "Dust and Dreams",datato 1991 , A.Latimer punta a sfornare un altro concept, ma prende tempo, indugia, anche perchè ha oramai troncato ogni rapporto con il mondo delle case discografiche. Infatti, dopo il discreto " Stationary Traveller" (1984) straccia il contratto con la Decca e si trasferisce in California, dove con grandi sacrifici economici fonda, prima uno studio di registrazione e poi una propria casa discografica. In condizioni di assoluta libertà creativa viene concepito il sopracitato album, che ottiene un buon riscontro tra i vecchi appassionati del prog anni 70'.

Nel 1993 A.Latimer, morto il padre, compie una ricerca genealogica, scoprendo lontane origini irlandesi e a ciò collega il tema centrale del futuro concept: la grande carestia che nel 1845 flagellò l'isola, costringendo migliaia di persone ad emigrare oltreoceano. L'opera è intimista, drammatica, ben amalgamata, come se fosse un'unica suite, eppure non difficile nè da ascoltare e neanche da "digerire". Questo concept-album si discosta dalle opere "favoleggianti, astratte e disimpegnate"  tipiche del progressive settantino, in questa occasione il dramma si tocca con mano, grazie alla chitarra elettrica, che fa la parte del leone, dispensa emozioni senza sfociare nel patetismo. Al fianco dell' unico membro storico Latimer collaborano, C.Bass, ormai componente fisso, J.Xepolas, batterista, e M.Simmonds, tastierista.

Le parti strumentali prevalgono su quelli liriche, costante della band d'estrazione canterburiana. Si inizia con "Irish Air": una voce a cappella canta un'aria tradizionale , ripresa dal leader con il flauto traverso e conclusa magistralmente  con la chitarra elettrica. Con "Harbour of Tears" un canto sommesso e mesto ci spalanca le porte del dramma del popolo irlandese, spegnendosi lasciando spazio ad un altro egregio assolo della sei corde. "Send Home the Slates" e "Watching the Bobbins" sono le song più rock del lotto, in entrambe la sezione ritmica si mette in evidenza e non mancano le parti liriche; a far da ponte tra le due c'è "Under the Moon", uno struggente e brevissimo assolo di chitarra elettrica, che mostra la capacità, di cui non molti musicisti sono dotati, di emozionare con poche note.

"Eyes of Ireland" è una mesta ballata, in cui il canto di Latimer, che narra l'ultima visione che i futuri emigranti hanno della propria patria, viene accompagnato dalla chitarra folk, suonata , per l'occasione , da C.Bass. In "End of the Day" un tappetto di tastiere in sottofondo accompagna la strofa cantata dal leader, che, sul finale, regala un' altra delle sue malinconiche performance con la sei corde. A concludere i due brani più ispirati e complessi, a livello compositivo, e anche più lunghi: "Coming of the Age" e "The Hour Candle". La prima è una composizione articolata , nella quale si intrecciano più motivi musicali. La seconda è la classica traccia in cui la band si mette al servizio della creatività e dell'estro di Latimer. L'inizio è lento e sommesso, con le sole tastiere ad accompagnare la chitarra elettrica (soluzione già vista in "Ice" e "Stationary Traveller"), che entrata la sezione ritimica, "intona" uno straziante lamento, che trova pace tra le onde del mare (infatti i 7 minuti effettivi della traccia si prolungano in un inserto di 16 minuti, costituito dall'infrangersi delle onde sulla costa).

Per chi ama il genere l'ascolto di quest'album è fortemente consigliato (esorto a "scandagliare" anche il successivo live, davvero d'eccellente qualità), trattandosi di un'opera intimista, che offre emozioni sincere e che affronta un dramma quotidiano dimenticato, magistralmente messo in musica senza eccedere in sperimentazioni e virtuosismi strumentali di varia sorta. L'orecchio dell'ascoltatore rimane affascinato dalle ultime due tracce, ma anche il terzetto "Send Home the Slates - Under The Moon - "Watching the Bobbins" non delude sul piano emotivo. Personalmente adoro questo lavoro che mi ha fatto appassionare ai Camel e che ha rappresentato la mia prima tappa nella lunga e difficile esplorazione del progressive rock anni 70'.

Un 4 abbondante, non lontanissimo dalla promozione a pieni voti.

Carico i commenti...  con calma