Non è davvero possibile sottostimare l'importanza del cosidetto Krautrock nella storia della musica popolare. Gruppi come Faust, Neu!, Can e Kraftwerk sono accomunati da un senso dell'avventura musicale che ancora oggi lascia esterefatti.
Nel 1971 i Can avevano pubblicato quel disco maestoso e intrigante che è Tago Mago: un opera colossale, ambiziosa, definitiva per molti aspetti. Era nell'ordine delle cose perciò che l'anno dopo con Ege bamyasi le cose tornassero a misura d'uomo: lunghezza totale da vinile singolo, pezzi lunghi sì ma niente che eguagli i 18 minuti di "Halleluhwah" e i 17 di "Aumgn" del lavoro precedente.
Anche a livello musicale si sente l'esigenza di evitare i tratti più deliranti del loro sound per ricercare una forma più compatta e equilibrata (che troverà poi compimento nel bellissimo Future days del 1973).

Si tratta quindi di un disco di passaggio ma ciò non significa che l'album non abbia una sua precisa identità e una rilevanza all'interno della discografia Can.
Volendo schematizzare possiamo individuare due forme di composizione: la lunga suite (una sorta di jam session celebrale e istintiva allo stesso tempo) del brano di apertura "Pinch" e di "Soup" e la composizione breve, quasi pop (per quanto si possa parlare di pop nel caso dei Can) degli altri 5 brani. "Pinch" è una lunga cavalcata giocata su variazioni percussive che riescono a manternersi interessanti fino alla fine: si tratta di ritmi spezzati, singhiozzanti, che si snodano sinuosi delineando una tipologia di composizione ancora una volta originale e inaudita. "Sing swan song" è una ballata sonnecchiosa, onirica e conduce, attraverso "One more night" al piccolo capolavoro che è "Vitamin C". I ritmi sghembi e il cantato pop si fondono in maniera perfetta, come raramente accade. Grandissima. La seconda jam session "Soup" è maggiormente reminescente di Tago Mago, con tanto di impazzimento di Suzuki nel finale.
Chiudono due piccoli gioielli di tre minuti circa: "Im so green" e "Spoon". Quest'ultima fece vendere diverse copie ai Can grazie al fatto che fu utilizzata per una serie televisiva poliziesca tedesca. Non sorprende. È orecchiabile, atmosferica, inquietante.

Non è mai troppo tardi per scoprire la musica dei Can, ma adesso è un buon momento. Sono appena usciti i primi quattro album (fino appunto a Ege Bamyasi che è il quarto) in edizioni rimasterizzate molto curate e esteticamente molto appetibili. Gli altri tasselli della discografia seguiranno nei prossimi mesi.
Non fateveli sfuggire.

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