Tipico esempio di disco per pochi, questo "Birthing The Giant".

Dodici pezzi per un totale di circa quarantacinque minuti di un tiratissimo mix tra hardcore, southern rock e metal.

Si parte in quinta con "Golden Tanks" e si procede sempre con l'acceleratore a tavoletta fino alla conclusiva "Pneumonia Hawk" senza mai - non dico frenare - ma almeno rallentare un pochino. I granitici riff si susseguono senza tregua sostenuti da una batteria non particolarmente invasata ma che continua a martellare in primo piano e le aperture melodiche... beh, non ci sono proprio. Spicca sull'insieme la particolare voce del cantante, non urlata ma incredibilmente potente e "incazzosa", che contribuisce a rendere ancora più aggressive le sonorità contenute nell'album.

Disco per pochi dicevo, nel senso che per i fan del genere probabilmente si tratta di un album senza difetti, mentre gli altri noteranno una leggera (o anche pesante, dipende dai gusti..) ripetitività della proposta, specialmente ai primi ascolti. Detto ciò, anche gli ascoltatori occasionali non potranno che essere piacevolmente travolti almeno dai pezzi migliori del disco, "French Immersion" e "Butterscotch".

Carico i commenti... con calma