Per chi ha assimilato la lezione dei Black Sabbath, il nome Candlemass dice tanto. Una band importante all'interno dell'ormai affollatissimo panorama del doom metal: una realtà capace di influenzare un genere, di partorire lavori di indubbio spessore qualitativo come "Nightfall" e "Ancient Dreams" e capace anche di approdare ad un metal epico e old style, lontano dall'anima più prettamente "tecnologica", decadente e "ruffiana" che sta imperversando nel genere in questione. Una storia gloriosa, un passato da tenere in considerazione: ma così come altri gruppi del settore e non, per tutti prima o poi arriva il periodo buio e le difficoltà. I Candlemass hanno iniziato la loro fase declinante con l'abbandono del singer Messiah Marcolin tra la fine del '91 e l'inizio del '92, con Edling e compagni che si sono dovuti reinventare prima con Thomas Vikstrom e poi con Bjorn Flodkvist dietro il microfono.
Questo "From The 13th Sun" è la seconda fatica data alla luce con Flodkvist, dopo il bistrattato "Dactylis Glomerata": un lavoro forse accolto in maniera negativa più per la sua "sperimentalità", che per la reale qualità del contenuto. Un doom meno possente, più ricercato, si potrebbe quasi dire "psichedelico" che ci viene riproposto anche in "From...", possibilmente ancora più enfatizzato e lontano dalla teatralità di un "Nightfall" d'annata.
La varietà di soluzioni, la maggiore riuscita strumentale di alcuni passaggi chiave del cd, ma più in generale un songwriting maggiormente elevato e ispirato: questi sono i fattori che concorrono a fare del cd in questione un lavoro indubbiamente "minore" nella carriera degli svedesi ma comunque degno di attenzione e capace di alzare l'asticella rispetto a "Dactylis Glomerata". Passando oltre il canonico doom dell'iniziale "Droid" (pezzo comunque riuscito e dotato di un ottimo refrain), è interessante soffermarsi su "Tot". Un pezzo evidentemente fuori dai "normali" canoni dei Candlemass: un mood oscuro su cui si erge il lavoro al basso di Leif Edling, prima di una poderosa impennata nel finale. Stesse pulsioni "lisergiche" e rallentamenti doom in "Blumma Apt", altro pezzo riuscito prima di "Arx/Ng 891", brano privo di spunti particolarmente interessanti. Se proprio si cerca un altro esempio che possa chiarire come suoni l'album in questione basta ascoltare "Galatea", ennesima riprova di come il tiro sia diverso dai lavori con Marcolin alla voce.
Il doom e gli stessi Candlemass sono delle realtà di niccia e all'interno della discografia degli scandinavi "From The 13th Sun" è un prodotto ancor più di nicchia. Un disco interessante per un approccio "diverso", ma anche per un livello qualitativo superiore a DG. Un episodio della storia dei doomsters che ha le peculiarità per essere riscoperto.
1. "Droid" (4:35)
2. "Tot" (6:02)
3. "Elephant Star" (4:55)
4. "Blumma Apt" (5:23)
5. "ARX/NG 891" (5:56)
6. "Zog" (5:52)
7. "Galatea" (4:49)
8. "Cyclo-F" (9:19)
9. "Mythos" (1:12)
Elenco tracce testi e video
07 Apathy (04:07)
I sleep inside the machinery
Letting it all go
Wait, keep, preserve the cold within yourself
What more is there to know
Watchin' seven holy man bring on the funeral bell
Flashing it so all can see
They sink it in a pond
Torching open corridors up and down and inside out
I close the gap that bears my name
My hart and my soul
The hours stop and fill the room
I cannot see the sun from here
Bloated red and black like death
I've seen it before
Somewhere there's a one way street
Leading to an empty house
Maybe you will find this town called Apathy
I wait for you there
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Altre recensioni
Di Hellring
La voce flebile e abbastanza "canonico" di Flodkvist dona a DG quell'aura di essenzialità che non guasta.
"Dactylis Glomerata" è il primo vero lavoro in cui Edling e soci hanno tentato, in maniera non del tutto convincente, di distaccarsi dal doom epico e "religioso".