I Captain Beyond sono un'autentica meteora musicale prog-rock californiana formatasi nel lontano 1972 e forse l'ennesima dimostrazione - qualora ce ne fosse bisogno - che negli anni '70 c'era una creatività e una incredibile potenza poetica in ambito musicale impossibile da rendere a parole.

È come se una leggiadra creatura femminile - la musica come se la immaginano tutti i musicisti -  fosse stata rapita dai fiori, dalle luci dei sogni di migliaia di giovani, dalla loro poetica fatta di passione e vita on the road. È come se li avesse amati follemente,   perché forse era e forse tuttora è come loro, e nello slancio infuso in ogni atomo, in ogni nota, avesse regalato loro stille della sua vitalità e della sua identità "senza tempo".

Lo so, non ci riesco, ma penso che vi basterà ascoltare questi Captain Beyond per rendervi conto di come solo la sfortuna da loro avuta in ambito commerciale li abbia tenuti lontano dalle luci della notorietà ma non certo lontani dalla maturità musicale con un sound dolce, sincero e dosato che miscela una sana vena hard rock a spunti progressive e tutto ciò al loro album di esordio.

D'altronde come poteva essere altrimenti! A leggere la line-up non sfuggirà certo a chi è vicino alla scena musicale degli anni '70 qualche espressione compiaciuta di sorpresa. Rod Evans alla voce (che qualcuno si ricorderà nella sua esperienza con i primi Deep Purple in "Hush" e "Kentucky Woman"), Bobby Caldwell alla percussioni e piano (drummer del gruppo del bluesman albino Johnny Winter), Lee Dorman e Larry "Rhino" Rheinhardt alle chitarre (dei mitici Iron Butterfly) che formano una specie di supergruppo ante-litteram che unisce la potenza dell'hard rock alla raffinatezza del progressive.

La musica espressa sembra quasi snodarsi sinuosa e decisa attraverso i mondi eterei della coscienza dilatata, un viaggio in un labirinto di arpeggi delicati e riff accattivanti che si rincorrono, si approfondano l'uno nell'altro, che - animati da una verve progressive evidente - si divertono a creare una sorta di continuum intrigante, quasi ammaliante. Ed è proprio questa sorta di trama musicale così sapientemente arrangiata, questa sorta di geniale dissolversi e ricrearsi a rendere la musica dei Captain Beyond così viva e diretta, che rapisce al primo ascolto, il tutto sempre sorretto da un songwriting davvero ispirato.

Geniale anche l'artwork in cui vi è una sorta di eroe con una palla di cristallo in cui sono raffigurati i simboli del fuoco e dell'acqua, un ideale traghettatore verso idilli sognanti e senza tempo ("Dancing Madly Backwards" e "Thousand Days Of Yesterday"), verso arcobaleni improvvisi ("As the Moon Speaks"),  ma che, nel farlo, ci invita a riflettere sulle problematiche dell'uomo ("Raging River Of Fear" tanto per fare un esempio).

Ultimo commento mi piace farlo alla dedica fatta dai Captain Beyond sul retro dell'album a un grande della musica rock: Duane Allman, "Skydog" per gli addetti ai lavori, membro fondatore dell'Allman Brothers Band, impareggiabile con lo slide, sessionman d'eccellenza, un tocco unico sulla sei corde, morto in uno sciagurato incidente con la sua Harley Sportster all'età di 25 anni.

See Ya!

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