Breve introduzione atta, forse, a dare logicità al mio argomentare: sono da sempre molto negativamente attratto dalle reunion dei gruppi dopo tanti anni. Un motivo ben preciso non esiste. Sono fatto così! E tale regola viene confermata anche da "Surgical Steel", disco pubblicato dalla band inglese nel 2013 a ben diciassette anni dal precedente "Swansong".

Sull'importanza musicale e storica in ambito Metal dei Carcass ritengo sia del tutto inutile soffermarsi; ci sono pagine e pagine in rete che ben raccontano vita ed opere della band, fondamentale nella nascita e diffusione del Death Metal.

Le premesse positive al momento dell'acquisto del disco c'erano tutte: titolo dell'opera e delle singole canzoni, copertina, testi dei brani come nella migliore e depravata tradizione del gruppo. Strumenti chirurgici usati per autopsie disposti in maniera ordinata e circolare fanno ottima presenza sul fronte della copertina stessa, dove mancano il nome del gruppo ed il titolo dell'album. Per un amante come me dei Carcass è stato semplicissimo associare a loro il tutto, visto l'immediato rimando che se ne ricava ai loro precedenti capolavori rappresentati da "Heartwork" e "Necroticism-Descanting The Insalubrious". Produzione e mixaggio affidati a Colin Richardson ed Andy Sneap, anche loro non bisognosi di presentazioni visto la pluridecennale carriera in miriadi di band estreme; e fin qui tutto bene, ma non per molto purtroppo.

Il disco è pubblicato dalla teutonica "Nuclear Blast" e non dalla loro storica label "Earache"; tutto ciò mi fa storcere naso, bocca ed orecchie. Ed infatti l'album, curatissimo a livello di suoni, risulta al mio ascolto fin troppo pulito, quasi freddo, privo di quella rozzezza e di quel marciume che invece era una costante soprattutto dei primi seminali album. Mancano anche due membri storici ovvero Ken Owen alla batteria, colpito nel 1999 da una imponente emorragia cerebrale ed impossibilitato ormai a suonare, ed il chitarrista Michael Amott impegnato in uno dei suoi innumerevoli progetti in musica. I sostituti sono peraltro ottimi musicisti, ma non possono a mio parere competere, anche a livello di immagine, con i loro predecessori.

Ad essere sincero l'apertura del disco, dopo un breve intro strumentale, è affidata a due brani che sono autentiche sassate di pesantezza inaudita: la contenuta nel minutaggio "Thrasher's Abattoir" e la devastata "Cadaver Pouch Conveyor System", dove la componente Death melodica viene a galla prepotentemente, grazie al lavoro chirurgico di chitarra di quel portento recante il nome di Bill Steer; con in aggiunta la voce strappata e crudissima di Jeff Walker, che non ha perso un grammo della sua "feroce bellezza".

Poi l'incantesimo ed anche la sorpresa dei primi brani si spezza ed il disco prosegue in maniera troppo ovvia: e non è un bene. I riff Heavy-Death ci sono tutti, le consuete accelerazioni tipiche dei Carcass rimangono una componente fondamentale in quasi tutte le canzoni, con alcuni passaggi più cadenzati ed Hard che ricordano il loro glorioso passato. Ma tutto mi sembra eseguito in maniera fin troppo controllata, senza quella brutalità esecutiva che ben rammento; certo gli anni passano e la trascorsa violenza giovanile rimane un lontano ricordo. Per me il classico compitino fatto senza infamia e senza lode, suonato da professionisti seri che non hanno voluto rischiare in alcun modo: in due parole un disco scontatissimo ed inutile. Questa è la mia opinione, discutibilissima è ovvio.

Il penultimo brano rappresenta in qualche modo una novità, con quel suo andamento Hard-epico interminabile negli oltre otto minuti di durata: "Mount Of Execution". Canzone che si apre con un arpeggio acustico spiazzante e del tutto inaspettato, che poi prosegue addentrandosi in lidi profondi, maestosi, quasi progressive. Ma non basta per elevare il disco al capolavoro, forse nemmeno atteso dopo tutti questi anni; ecco perché il mio giudizio finale non può andare oltre le tre stelle. E ne sono dispiaciuto.

Una cosa mi resta da fare: riascoltarmi a volume destabilizzante quello che considero il loro disco migliore ed uno dei vertici assoluti di tutto il Death Metal. "Necroticism...ecc...ecc..." rammentando con somma gioia quando vidi la band inglese nel Gennaio del 1994 a Milano. Esperienza che ancora ricordo da tanto intensa che fu!!!

Dedicata all'amico "The Decline"...tu sai perché...

Ad Maiora.

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