Ho già scritto altrove che il ritorno discografico dei Carcass di tre anni orsono non mi ha soddisfatto: "Surgical Steel", edito nell'autunno del 2013, è un lavoro ben fatto da professionisti seri e competenti. Ma alle mie orecchie suona troppo scontato, fin troppo ovvio. In altre parole una mezza delusione.

Me li ricordo diversi i maestri del Death Metal; ed allora oggi ritorno dalle parti del loro capolavoro "Heartwork" che ha segnato le coordinate musicali da seguire per una miriade di band nate dopo di loro. Mi occuperò di un Ep di soli tre brani registrati nella loro Liverpool nel Settembre del 1993; Michael Amott, il demone della sei corde con i suoi riff particolari ed Ultra-Heavy, ha da poco lasciato la band. Sono rimasti in tre: Jeff, Bill e Ken che sono poi i membri fondatori del gruppo. Si affidano ancora una volta al fidatissimo Colin Richardson in cabina di regia; e all'Earache Records come etichetta distributrice.

Un connubio perfetto per un lavoro che lo è ancora di più: suoni micidiali, velocità esecutiva straripante, violenza inaudita ma sempre totalmente sotto il controllo dei fieri musicisti. Tre sole canzoni con una produzione cristallina (termine che sembra stonare considerando il genere estremo proposto dagli inglesi: ma è proprio così!!).

"Heartwork" è saggiamente posta ad aprire l'opera: si parte con una deflagrazione atomica, una delle loro canzoni migliori dove la componente melodica prende il sopravvento. Ma si parla pur sempre di Death Metal, con le linee vocali di Jeff che sono così escoriate e virulente da dar rizzare i capelli (a me non più purtroppo). Le chitarre tessono trame infinite; riff chirurgici corrosivi e tecnici da urlo demoniaco. Ken alla batteria si conferma una volta di più un fenomeno, unendo una rapidità esecutiva allucinogena a dei cambi di tempo omicidi. Quattro minuti e trentadue secondi esemplari: la quadratura del cerchio. Uno dei vertici di tutto l'estremismo sonoro.

Dopo un simile vorticoso inizio è lecito attendersi un sia pur minimo calo da parte della band; le quasi speculari "This Is Your Life" e "Rot'n'Roll" sono comunque altre due bombe sonore ad alto potenziale di danneggiamento uditivo. Ci sono tutte quelle caratteristiche che rendono il suono dei Carcass riconoscibilissimo fin dalle prime note dei brani: cambi di tempo continui, infiniti. Progressioni Hard & Heavy che lasciano poi spazio ad improvvise accelerazioni strumentali di immane potenza. Ascoltarsi a tal proposito il sadico finale di "Rot'n'Roll" vale di più di qualsiasi altra mia inutile parola. Mastodontici.

30 Gennaio 1994: sono al Rainbow di Milano per vedere gli inglesi all'opera. E' il tour del disco: tremarono le pareti del locale. Sangue e sudore.

A gate: te lo dovevo ragazzo!!!

Ad Maiora.

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