"Ehi, che succede amico?"

Ma quanto è figo Bugs Bunny? Riesce sempre a prendere in giro chiunque e a farla franca, sgranocchiando tranquillamente la sua carota con un'aria fra il menefreghismo e l'autosoddisfazione. Oppure Will Coyote. Il quale insegue perennemente Bee Bep senza acciuffarlo mai e, dopo l'ennesimo fallimento, dopo l'ennesimo masso crollato sulla testa, l'ennesimo esplosivo innescato male e l'ennesimo precipizio, ha la forza di rialzarsi e di riprovarci di nuovo, incessamente.

Lui sa che quel maledetto uccellaccio non lo prenderà mai, ma ci ritenta lo stesso. E poi Speedy Gonzales, Duffy Duck, Porky Pig, Gatto Silvestro..... tutti personaggi inventati da una matita, ma più reali e sinceri di quanto non lo siano gli stessi esseri umani. Ma oltre alle storie e ai simpatici protagonisti, cosa è che rende immortali questi cartoni ?
Cosa era quell'elemento che accompagnava le immagini in modo così dinamico e stimolante? Proviamo a chiudere gli occhi mentre stiamo guardando un qualsiasi cartone della Warner: il commento sonoro di sottofondo è assurdo, e mai nessun altro aggettivo sarebbe più opportuno (anzi, ce ne sarebbero tanti altri) per descrivere la musica di Carl Stalling, il geniale compositore di queste piccole schegge di note impazzite.

Carl Stalling ha lavorato per ben ventidue anni alla Warner Bros, a partire dal 1936 sino al 1958, e questa è la prima di due raccolte uscita solo agli inizi degli anni novanta; il secondo volume "More Music From Warner Bros. Cartoons 1929/1957" uscirà cinque anni dopo. Assurdo, dicevamo. Si, perchè ad ogni scena di un cartone corrisponde una perfetta atmosfera musicale, ad ogni movimento di Bugs Bunny o Will Coyote viene associato un particolare suono tirato fuori da uno dei cinquanta elementi che compongono l'orchestra di Carl Stalling: una sviolinata improvvisa, una tromba isterica o un rullo di tamburi minaccioso; niente è lasciato al caso.

Ma un altro aspetto che colpisce l'ascoltatore incauto è la varietà e l'originalità di questi pezzi, che a prima vista possono sembrare datati. Il clima musicale in cui si muove Carl Stalling è quello degli anni '30 e '40, anni in cui il jazz stava emergendo e si stava imponendo alle orecchie della gente, ma erano anche gli anni in cui si cercavano nuove strade e nuove possibilità sonore. Stalling, quindi, assorbe in pieno questo nuovo fermento artistico e lo traspone in musica, nelle colonne sonore dei "suoi" cartoni animati.
Nessuna limitazione: tutti i generi sono considerati uguali ed essenziali alla realizzazione sonora per l'animazione. Infatti, in brani di quattro o cinque minuti Stalling passa da pezzi puramente jazz a soluzioni più "classicheggianti", senza trascurare anche un certo gusto pop o gli stacchi solisti per flauto o violino: tutto questo in un solo brano. Carl Stallin è tutt'ora uno dei compositori più sottovalutati e sconosciuti, ma merita uguale rispetto e attenzione di maestri come Morricone, Rota o Herman.

Un grande avanguardista, che con genio e ironia ha dato un poderoso calcio alle limitazioni imposte dai generi. Senza contare poi il fatto che ha influenzato anche l'opera di grandi musicisti che oggi tutti noi adoriamo, come John Zorn e Mike Patton.
Prima di morire, Carl Stalling ha affermato che un guaio dei cartoni animati di oggi è che hanno così tanto dialogo che la musica non significa molto. E credo che sia proprio così purtroppo: che gusto c'è a sentire, per esempio, Tarzan con la voce di Phill Collins? Non c'è personalità, ma solo omologazione ai gusti del pubblico, cosa che invece Stalling non faceva, cercando solamente di creare il miglior commento sonoro per una determinata scena.

"Ehi, che succede amico?"

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