Se si parla di cinema moderno spagnolo è inevitabile riconoscere che il padre, nonché maestro di tutto ciò che è stato creato, sia stato Luis Bunuel. All'origine c'è quindi un autore che, con uno stile corrosivo all'insegna del surrealismo e dell'anticonformismo, ha segnato un percorso che ci ha portato fin quasi ai giorni nostri con autori come Pedro Almodovar. Certo, per alcuni decenni, vivere ed operare in una nazione come la Spagna non è stato proprio facile se si considera che il regime franchista applicava, fra l'altro, un'occhiuta censura in campo artistico. Epperò, se si va a recuperare e rivedere questo film che vado a recensire, si nota come non fosse impossibile esprimere, sottotraccia, un messaggio sarcastico e dissenziente verso la morale vigente nella società spagnola del tempo. In particolare, il regista in questione Carlos Saura, che aveva già all'attivo qualche pellicola, realizzando "Peppermint Frappe'" nel 1967 affrontò un tema decisamente esplosivo come quello della sessualità e del modo anche contorto in cui la si vive in un determinato contesto socio- storico.

Il protagonista è un affermato e stimato dottore radiologo di nome Julian di stato celibe (ben reso dall' attore José Luis Lopez Vazquez, di cui spicca un'espressione del volto inequivocabilmente libidinosa e seduttiva), che esercita l'attività nel proprio domicilio. Subito salta all'occhio che è assistito da un'infermiera e segretaria di nome Ana del tipo femminile dolce e remissivo (è una delle parti sostenute da Geraldine Chaplin, ovviamente brava anche perché figlia di Charlie..). Ma come se non bastasse Julian ha anche una strana mania (e gli si conceda che ognuno di noi può avere delle manie..) ovvero colleziona riviste femminili da cui ritaglia foto pubblicitarie. Per farne che ci si potrebbe domandare e l'unica spiegazione è che cerca di definire il suo idealtipo femminile, possibilmente attraente, ben truccato e moderno.

Mentre procedono queste sue bizzarrie, un bel giorno rivede Pablo, un suo caro amico d'infanzia e di carattere estroverso. Di ritorno da un viaggio d'affari dall'Africa si è portato la neo sposa di nome Elena (sempre Geraldine Chaplin), donna bionda e dal piglio disinibito e moderno, proprio come piacerebbe a Julian. Il quale, vedendola per la prima volta, ne resta folgorato e turbato poiché in lei crede di riconoscere una donna bionda vista ad una festa nel paese di Calanda durante la Settimana Santa. È solo una strana suggestione, dal momento che Elena nega di essere quella donna non essendo mai stata a Calanda.

Da qui prende l'avvio da un lato il goffo tentativo di Julian di sedurre la moglie di Pablo, mentre dall'altro il radiologo riesce a indurre l'infermiera Ana ad assumere modi e pose più seducenti e sexy, tanto da diventarne l'amante. Questa bizzarra situazione però non può prolungarsi troppo, in quanto Elena non solo sfugge le avances di Julian, ma insieme al marito lo prende in giro bonariamente. E trattandosi di un uomo permaloso, la vendetta verso i due sarà perfida ed esiziale, mentre Julian potrà pur sempre consolarsi con una donna come Ana ormai così disinibita da apparire in tutto e per tutto come Elena, modello femminile concupito da qualsiasi uomo represso ma voglioso.

Il film è esplicitamente dedicato a Luis Bunuel, proprio a ribadire quel debito di riconoscenza che tutti i cineasti spagnoli hanno avuto ed hanno verso il maestro (come avevo premesso a questa mia disamina). Il regista Saura, con uno stile molto felpato ma efficace, rappresenta una vicenda a tratti surreale ma pur sempre lucida nell'evidenziare certi atteggiamenti complessati del protagonista (e di riflesso dell'uomo medio iberico del tempo). Non a caso, in una sequenza, si vede Julian entrare in una stanza del suo appartamento ove è allestito nientemeno che un altare su cui troneggia un ritratto della Madonna e sotto il quale il pio protagonista accende un cero votivo. Come a dire: ecco un uomo cattolico e devoto, che però non è sordo al richiamo del sesso ed infatti luma le pubblicità di prodotti femminili. Certamente vive la sessualità in modo contorto, vorrebbe reprimersi ma non appena incontra una bella bionda prova un'irrefrenabile attrazione. Forse questo si può anche spiegare con il fascino esotico, esercitato sul macho iberico e latino represso da un'educazione sessuofobica, da quelle donne solitamente di provenienza nordeuropea, loro sì prive di complessi.

Il messaggio veicolato da questo film girato nel 1967 nella Spagna franchista (nulla a che vedere con altre parti del moderno Occidente tipo le coeve Londra e San Francisco) non è per niente reticente ed è sempre valido. Ovvero: si possono cacciare dalla porta le cosiddette pulsioni libidiche, ma prima o poi le stesse rientreranno più impetuose dalla finestra. Come a dire che la sessualità è una forza della natura incontenibile. Qui sta il suo fascino ed il suo mistero, vecchio quanto il mondo. Chi cerca di reprimerla è destinato a soccombere.

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