Forti 'sti danesi.
Che facciano mediamente bella musica non lo dubita nessuno. Penso ai Kashmir del fantastico 'Zitilites'. Ma penso anche a cose apparentemente più zuccherose, ma di spessore sempre notevole (Saybia, che avevano iniziato alla grande, o Grand Avenue).
Questi giovanotti dal nome decisamente ridicolo e per questo affascinante, già al secondo disco (e dal primo recuperano qui, nella versione italiana, qualche brano), sono ai più noti per quel pezzo di potenza electro-punk immediata che è Human, accompagnato da un video fenomenale, tra i migliori degli ultimi anni, pieno di ragazzetti assurdamente adolescenti reclusi e scossi in una scandinava e legnosa scuola media (?). Ed è un pezzo magari facile, ma folgorante. Mi sono ritrovato persino a ballarlo in qualche club, sempre indeciso sul da farsi in quei secondi di silenzio e vocoder che aprono il secondo ritornello (che parte, tanto per non essere troppo prevedibili, con un breve e lodevole ritardo). Insomma: bravi.
Quanto al resto del disco: bravini. C'è roba buona, di gradevole livello, per la capacità di trovare riff accattivanti e melodie dirette (Transparent & Glasslike, ripescata dal primo disco, su tutte), per l'abilità nel miscelare basi e passaggi sempre o quasi sempre molto eighties con muri di chitarre potentementi attuali, addirittura nu-metal in certi episodi (vedi la troppo stiracchiata The Beasts). Ma c'è anche tanta roba insipida. Penso a qualche pezzo banale che ricorda (a chi, beato lui, li aveva dimenticati) i The Rasmus (Berlin, Run, Song About Us), penso a qualche inserto anni ottanta un po' stucchevole, considerando che con quei suoni gli sbarbatelli danesi sanno tirare fuori canzoni ben rifinite (Best Day).
Una certa atmosfera metropolitana e fumosa si respira nella piacevole e più lenta Firewoks; Newborn si salva per quelle frustate di beat anni ottanta che ben si intrecciano ai riff di chitarra; Heart of me chiude un po' tra Kashmir e Saybia (e Coldplay?), molto ariosamente, sospesa. Molto apprezzabile la voce, che sa giostrare decisamente bene i vari registri (ma mai come mister Saybia e mister Kashmir).
L'insieme, direi, non convince appieno, ma lo spirito sperimentale è da promuovere, la cura delle sonorità pure, e finché fanno pezzi come Human: evviva i Carpark north.
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