La scena Progressive francese negli anni settanta presentava diversi gruppi degni di nota, il progetto Clearlight di Cyrille Verdeaux, gli Ange, i Pulsar e, il nome di maggiore importanza, per aver inventato un genere (Lo Zeuhl), i Magma del genio Christian Vander.

I Carpe Diem, meno noti rispetto ai  sopraccitati, hanno prodotto due soli dischi tra il 1975 e il 1976, arrivati quindi agli sgoccioli del periodo d'oro del genee, situazione simile ad altre band transalpine o anche ai britannici Camel stessi, i quali, seppur il loro esordio discografico risale al 1973, hanno prodotto i loro migliori album proprio in quegli anni. Si tratta di uno dei vari casi di band (in Italia abbiamo avuto La Locanda Delle Fate) che hanno creato memorabili (o quantomeno valide) opere in un periodo in cui i "classici" del genere erano già stati pubblicati.

Il quintetto di Nizza propone una commistione di Rock romantico (ma non solo), che spazia dai primissimi  King Crimson, per le parti di flauto di Claude-Marius David, che impreziosisce le composizioni anche con "pennellate" di Sax tipiche di certo Canterbury, e la batteria di Alain Faraut che ricorda la tecnica di Mike Giles; affinità anche con i primi Genesis, oltre allo stile, anche la produzione del disco in questione, non eccellente come altre opere dell'epoca, ricorda, a mio parere, certe sonorità di "Trespass". Il tastierista Christian Truchi alterna tappeti sonori provenienti dalla corte del Re Cremisi a sinfonie di stampo Banks, ma anche sonorità "Space Rock" affini ai loro connazionali Pulsar. Il pezzo più rappresentativo dell'album è "Reincarnation", in quanto racchiude tutte le caratteristiche elencate.

"En Regardant Passer Le Temps" presenta quattro tracce, breve la sua durata complessiva (circa 36 minuti), ristampato nel 1994 assieme all'altrettanto valido successore "Cueille Le Jour" con l'etichetta discografica Musea (l'etichetta originaria era la Crypto).

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