Il 6 giugno 2017 rimarrà segnato sul mio calendario con un bel circoletto rosso.

Il ricordo

Ore 12:00, scuola Elementare di mia figlia. I bambini delle seconde hanno organizzato per i genitori/parenti una piccola “mostra” incentrata sull’importanza del ricordo. C’è il sorriso della mia bimba che mi accoglie e mi commuove. Alle pareti trovo appesi dei brevi testi scritti dai bimbi dove raccontano la loro storia ingenua, mi perdo in una miriade di fotografie dove sono immortalati alcuni momenti della loro breve vita. Sui banchi sono sistemati accuratamente alcuni oggetti posseduti: abitini, pupazzi, ciucci, giocattoli, tutto ciò che può aver avuto valore nella loro crescita psico-fisica. E’ ora di andare ma devo ancora lasciare un pensiero su un quaderno. Più o meno scrivo “I giorni passano ma i ricordi restano. Abbiatene cura…”. E, credetemi, di cura ne presterò tantissima per serbare il ricordo di Cat Power sopra il palco della Latteria Molloy, finalmente e giustamente piena di gente. Non farò una grande fatica. Invecchiata, giunonica, coi capelli scapigliati alla Sacerdotesa del Rock, sola con una chitarra elettrica e un piano. Pochi accordi ripetuti in totale appoggio alla sua voce, bellissima e insuperabile. Canzoni scarne, abbozzate, difficili da riconoscere. “I don’t blame you”, “Fool”, “The Greatest”, “3, 6, 9” fra le più famose e un regalo finale solo-voce da lasciare senza-voce.

La consapevolezza

Ore 14:00 circa, a casa, mio figlio e i compiti per le vacanze estive. Papi-papi, la maestra ci ha detto di scegliere 4 libri da leggere ques’estate. Non ho molto da proporgli nella mia piccola biblioteca ma quel poco vale un mondo. Gli snocciolo fra le mani un visconte dimezzato, un cavaliere inesistente, Marcovaldo, una gabbianella e un cat(power). Lui mi aggiunge una lumaca di Sepulveda regalata da qualche parente. Gli brillano gli occhi, forse sta pensando di essere diventato grande, ha fra le mani dei libri “da adulti”, forse è consapevole che sta salendo un gradino importante della vita. Trattengo la commozione e il mio pensiero mi porta a quando nel futuro gli potrò sfornare i primi dischi di Charlyn Marshall, “Myra Lee” e “What Would The Community Think” su tutti, dove, lasciati da parte qualsiasi orpello, il mio amore di Atlanta sfogava la sua tristezza e le sue autobiografiche malinconie. Ieri sera però non veleggiava né tristezza né dolore ma solo passione, consapevolezza e dolcezza. Era tranquilla, partecipe, serena e sicura dei suoi mezzi. Il pubblico le era addosso (troppo addosso per i miei gelosi gusti), tutti era incantati, tutti sbalorditi dopo un'ora e mezzo abbandondante di fiume (di miele) in piena. La maternità le ha fatto bene, i figli fanno bene (a volte però triturano accuratamente certe protuberanze maschili...).

Il 6 giugno rimarrà impresso a lungo nel mio cuore. Tre ricordi, tre diverse situazioni, tre lacrime represse. A volte mi piacerebbe saper piangere, vorrei imparare a non lasciar le lacrime ai soli momenti tristi. Continuare ad ascoltare Cat Power non potrà farmi altro che bene…

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