Quella che vado a recensire è una canzone. Una canzone sola. Non è un album, né un concerto. Ma una canzone, di 11 minuti e 29 secondi, cantata e suonata dai CCCP Fedeli alla Linea in piena crisi, quando già ormai s'erano decisi a sciogliersi, nonostante la collaborazione di Magnelli e Maroccolo, nel 1992, all'interno dell'album Etica Epica Etnica Pathos. Una meraviglia per l'udito.

Il piccolo, orribile, tenero, femmineo, spaurito, mingherlino, punk ortodosso Ferretti Lindo Giovanni con un testo concepito all'alba della nascita del primo pony della sua cavalla preferita e una meravigliosa voce nasale, tra il solenne e l'isterico, tra il rap e il metal, scandisce quella che sembra la fine di tutto ciò che conosciamo. . . un inizio folk, lento spezzato dopo poco da il punk più psichedelico che Zamboni-Maroccolo potessero mai concepire, dove tra cani abbaianti, cavalli agitati, Ferretti viene unto, tra eroi morti, spaventosi nemici e una terra capovolta, un mondo decadente in decaduta grida alla fine tragica e imminente. Un eroe trash e vincente come Maciste, un pugno di musicisti. Pura epica, puro pathos, pura etnica, pura etica. Improvvisamente scaraventata in un'atmosfera gothica e apocalittica tra costanzo show, mozzill'o re, uè. Dopo un intermezzo alla "Space Oddity" ritorna l'apocalisse e il sole d'occidente cadente e nascente, la fine di tutto, l'inizio d'ogni cosa. Qui, tutto. Piccoli geni e eroi perdetìnti. Soli morti, campagne, vecchi bambini donne, colpi al cuore, universi in bilico, melodie arcane. Guerrieri, polli, cani e cavalli. Degno di The End. Mozzafiato. Trovatela

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