Il chambao, nel dialetto Andaluso, è quella sorta di tenda improvvisata che la gente fa in spiaggia per ripararsi dal sole e dal vento. Io in Andalusia ci sono stato e non ne ho visto manco uno, ma qui in Sicilia dove vivo, di chambao ce ne sono eccome, anche se non so quale sia la corretta denominazione dialettale nostrana, ammesso che ve ne sia una. In Sicilia il chambao è un vero e proprio spazio-vita all'interno della quale troneggia, a mo' di matrona, la nonna. In costume da bagno a fiori anni settanta, la nonna e la sua pancia flaccida sorvegliano il frigo portatile, i panini con la Nutella liquefatta dal caldo, il panettone comperato a febbraio col prendi dieci paghi uno, nonché l'immancabile teglia di pasta al forno. Còmpito della regina del chambao è quello di garantire protezione alle vivande, richiamare tutti, grandi e piccini, all'inevitabile pasto tra un bagno e l'altro, a vigilare sulla corretta chiusura della tana allorquando, lontano da occhi estranei, si è impegnati a scartare i panini trasudanti il marrone della crema, stappare le bottiglie di birra coi denti seppellendo col piede i tappi sotto la sabbia, shakerare accuratamente lo zucchero a velo nel pandoro ed ovviamente leccare la carta stagnola delle lasagne, su cui è rimasta appiccicata un po' di salsa e qualche pisello. In cambio di questa costante attività di vigilanza, dalla permanenza nel chambao la nonna riceve riparo dall'esposizione al sole, frescura e libertà di grattarsi in pace, in piena privacy. Spesso la spiaggia siciliana è costellata da tali variopinte e sgargianti mini-abitazioni, e più che un temporaneo luogo di sollazzo, la spiaggia par divenire un esperimento sociale, la riproduzione di una società di stampo matriarcale, anzi "nonnarcale".

L'Andalusia e la Sicilia, così vicine, terre multietniche baciate da sole, vento e mare, popolazioni a sangue bollente e quel cattolicesimo logoro di chi prima va a tutte le processioni della Quaresima e poi va a farsi leggere le carte dalla maga di quartiere. Così vicine, con la regione spagnola che da tempo è terra di riciclaggio di denaro sporco made in Southern Italy... Eppure così distanti, le due regioni del Mediterraneo, se solo pensiamo che il chambao qui dove sto io è qualcosa su cui riderci sopra mentre, dall'altra parte, Chambao è il fierissimo nome di una delle più felici realtà artistiche europee.

Nati nel 2001, il trio capitanato da María del Mar propone un sapiente ed intuitivo mix tra il flamenco e la musica moderna. Mettendo di lato le ambizioni danzereccie dei Gipsy Kings, preferiscono immergere le proprie radici musicali dentro a un liquido amniotico fatto di chill out e musica elettronica. Sebbene la del Mar abbia battezzato questo sottogenere col monicker della band, questo stile ha il nome meno originale ma ben più preciso di "Flamenco Chill", definizione eloquente se si pensa perdipiù che tale è il titolo di una compilation uscita nel 2002 comprendente ben sei brani degli allora appena nati Chambao, i quali hanno praticamente lavorato per la selezione dei brani, loro ed altrui, da inserire nella tracklist!

"Endorfinas En La Mente", dell'anno successivo, fu acclamato enormemente da critica e pubblico, consegnando alla del Mar vasti riconoscimenti e credito in tutta Europa, persino in Albione. Ascoltandolo, e studiando la struttura dei brani, ci si avvede delle molteplici soluzioni compositive e stilistiche che fanno forti i Chambao: a volte è flamenco purissimo farcito di effetti sonori e tastiere al passo con la migliore produzione elettronica, a volte pare musica leggera giocosa e rilassata (fors'anche inferiore) venata di etnico; spesso le strofe - dovrei dire "letras" - sono etniche ed il ritornello è pop, ed in qualche occasione è l'esatto contrario. Di soluzioni e forme in questo disco ve ne sono molte altre, siamo intesi, ma  ritengo non si possa pretendere d'esser precisi quando il flamenco di per sé nasce da tre culture differenti che si sposano, viene tramandato solo oralmente, non è solo un genere musicale ma uno stile di danza e pittorico, ha una età stimata in cinque secoli, è studiato nei conservatori spagnoli solamente da poco più di un ventennio ed ha più di cinquanta sottocategorie, per non parlare poi dei cosiddetti "aflamencados", cioè tipi di musica (e danze) che sono flamenco ma che derivano da altri generi ancora, il più famoso dei quali è il fandango tanto caro a Kevin Kostner e Luciano Ligabue... Di fronte a tutta questa complessità ed abbondanza, il recensore amatoriale non può non tentennare.

E poi anche "chill": che vuol dire "chill"? Il chill-out è un genere musicale, o un modo di suonare? Io nelle compilations di chill out ho trovato musica ambient, new age, rilassamento subliminale, pezzi etnici, roba che era più incline ad una band di raga-rock, pezzi di bands che fanno dub, trip hop, artisti di calibro mondiale e dj's sconosciuti che remigano; bossanova, canti pellerossa, preghiere tibetane, lo-fi stile lounge anni sessanta... E musica rock, cosiccome funky o soul, certo depurati, resi analcolici, ma brani con quei modi di incedere. Quindi, col flamenco e col chill out, come può venire fuori una canzone flamenco-chill, se non in mille modi differenti?

Mettendo dunque da parte i tecnicismi e concentrandomi sulle sensazioni, ammetto senza problemi che il sound dei Chambao è gratificante e complesso, è riconciliante ma teso, un solo piede in due scarpe. La voce di María è quella di una cantante tradizionale in giovane età (niente raucedini stile fratelli Reyes e niente voci da vegliarde in andropausa da decenni), e questo suo continuo e squillante imporsi sul tappeto musicale (dovrei dire "compás") allontana l'ascoltatore dall'incubo (almeno per me) della world music da estremista documentale, per quindi proiettarlo in una dimensione più pop (chill, in questo caso) dove quel timbro altro non è e meglio non può essere che un meraviglioso marchio di fabbrica.

Dal punto di vista ritmico, si sceglie flamenco in quattro quarti per meglio incastonare le sonorità acustiche e la metrica del cantato dentro al mood creato dall'elettronica che, spesso e volentieri, nei compás sostituisce anche del tutto le chitarre della tradición, togliendosi giustamente da los marones per consentire alla chitarrina di fraseggiare ogni tanto tra un verso e l'altro o di proporsi in un falseto, un assolo cioè.

Il brano emblema, il più famoso e quello che la Regione Andalusia ha ovviamente usato per uno spot a fini turistici è "Ahí Estás Tú", in cui possiamo notare cosa sono in grado di fare i Chambao quando osano al massimo. Il brano è molto rarefatto e stiloso, le basi e quasi tutto della canzone sono chill e di gran gusto, di flamenco c'è rimasto solo il vocalizzo al limite della stecca che la del Mar ci propone alla fine di quasi ogni strofa. Il  brano, però, al posto di un fading qualsiasi, implode in un vigoroso "cante tragico", così forte e fiero che sembra il vocalizzo d'un muezzin, ed il bello è che s'erge sopra ad una ritmica sincopata da space-rock ai limiti dello sci-fi, sulla quale si innestano nacchere campionate e fittizi escobillas, ovvero le tacchettate dei ballerini sul pavimento. Flamenco nello spazio. E bella musica, ovunque la si suona. Anche se la si suonasse in Sicilia.

Quando, allora diciottenne, mi ritrovai a Torremolinos, chiesi a me stesso perché andare in gita in Andalusia se era come starsene in Sicilia. Quando poi finii a letto con una gnoccolona finlandese mi risposi che la Sicilia con l'Andalusia non c'entrava proprio niente di niente, di niente, di niente, di niente... Quando andai in spiaggia, non vi trovai alcun chambao, ma se è per questo non vi trovai alcuna spiaggia: un maremoto s'era portato il litorale e v'era terra macinata finemente e scaricata lì. La spiaggia era marrone, capito? In Sicilia di quel colore è solo la carta dei panini... E ogni tanto l'acqua. Almeno voglio sperare, ogni tanto. Quest'estate, dove abito io, solo un paio di giorni, si vocifera per la rottura di tubature di un albergo sul litorale, ma non è una notizia ufficiale.

A tutt'oggi chiedo a Dio ed a me stesso come mai una terra fatta anch'essa di donne e uomini vetero-cattolici ed a sangue caldo possa farci il culo a noi siciliani sistematicamente, in tutti i campi ed in questo modo. In particolare penso all'Andalusia e mi chiedo come mai lì la tenda di cui all'incipit ha un nome suadente e fa da riparo a giovani artisti che ci fanno l'amore all'ombra e ci scrivono canzoni splendide, mescolando la tradizione alla modernità, mentre qua dove sto io ci sta dentro il vecchiume e le lasagne ferragostane.

Cos'è andato storto in Sicilia?

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