Alla fine non ne è uscito né un film d'autore né un bel prodotto da pop corn. È un doppio fallimento quello di Chloé Zhao, recente vincitrice di premi con Nomadland e qui incaricata di svecchiare e rilanciare l'universo Marvel. Da una parte, infonde il film di un politicamente corretto e di un inclusivismo alla moda che possono consolare solo le anime belle, quelle che pensano che mettere un bacio gay in un film che parla di tutt'altro sia un risultato di civiltà (nulla in contrario, sia chiaro), quelli che si offendono se non ci sono abbastanza persone di colore, orientali, donne e portatori di handicap tra i protagonisti.

Se cerchiamo altrove la caratura autoriale del film, restiamo parimenti delusi. La presunta complessità dei personaggi è tutta apparente, perché non basta problematizzarli un poco per renderli profondi. Sono sagome bidimensionali non supportate per giunta da attori carismatici. Peggio, risultano copie stinte di altri eroi circolati qua e là, ben più convincenti. Penso al Patriota di The Boys, solo per fare un nome. Qui abbiamo tanti volti, tanta varietà, ma pochissimo carisma (gli attori protagonisti non scaldano i cuori, sono monoespressivi) e soprattutto personaggi che funzionano ben poco perché carenti alla base, negli obiettivi e nelle spinte esistenziali che li muovono.

Il difetto sta nel loro essere divini, o giù di lì. Sono noiosi, sostanzialmente, perché gli errori che fanno sono sempre in secondo piano rispetto alla missione: anche gli eroi, soprattutto gli eroi, devono avere quella dose di egoismo che ce li fa sentire vicini. Ognuno ha bisogno di una storia, dei traumi, delle ferite originali. Invece qui ci troviamo davanti a dieci belle statuine perfette che a stento trovano qualcosa da fare per ingannare il tempo in questi settemila anni passati a cacciare le bestie che infestano il pianeta, i Devianti.

E veniamo ai difetti del film nel suo versante più canonico. Il ritmo lento, le digressioni di dubbia efficacia (il gioco meta narrativo delle riprese, come una sorta di reality dentro alle vicende, può strappare al massimo un sorriso; la storia d'amore è pallida, a essere gentili; le intemperanze di Thena fanno il solletico), le analessi (molteplici e dilatate oltre il necessario) e il percorso di "chiamata a raccolta" degli eroi sottendono una meccanica narrativa di base che appare decisamente poco bilanciata.

Passano le mezz'ore e ci pare decisamente strano che i nemici di questi Eterni siano mostri così ottusi e bestiali. C'è puzza di colpo di scena e puntualmente arriva, ma di fatto è un twist che rende superflue e direi stupide tutte le parti precedenti. Evito rivelazioni di trama, ma su due ore e mezza di film, usarne almeno la metà per esplorare e ricamare questioni laterali su uno scontro millenario che si rivela poi solo una copertura o peggio, un inganno... beh non è bellissimo. O meglio, potrebbe anche esserlo se l'inganno fosse clamoroso e sbalorditivo, invece qui si rivela come una copertura che regge a fatica (e non a caso nella prima parte viene da chiedersi: ma qual è il punto di tutto questo?). In più, le spiegazioni date successivamente non convincono pienamente, suonano un po' forzate e innaturali. Insomma, le ambizioni di profondità e autorialità inciampano nella classica sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti.

Resta la dicotomia tra libertà e ortodossia alle imposizioni di un dio. E non è ben chiaro se quel dio sia malevolo, perché in fondo resta un creatore di mondi che sospende a sua volta il giudizio rispetto alla ribellione dei suoi paladini. Sicuramente c'è una vena più intelligente rispetto al puro scontro tra bene e male, ma allora si poteva pensare di asciugare tante digressioni poco utili per focalizzarsi sul rovello morale, invece si esplora in lungo e in largo ciò che poi si rivela fallace e illusorio. Questo perché la scansione puramente autoriale ha dovuto scendere a patti con l'impostazione di mero intrattenimento della casa madre.

Così, quelli che vorrebbero essere tratti di originalità e freschezza, come l'assenza di un vero nemico e l'imprevedibilità delle fazioni in gioco, funzionano più come freni al normale dispiegarsi delle dinamiche di genere, che come tratti di innovazione veramente efficaci e pregnanti. Perché questo resta un film di genere, e se allo schema consolidato togli i suoi elementi di forza, rischi di indebolirlo senza ottenere benefici altrove. Io sinceramente non mi sento arricchito dagli spunti tematici di Zhao, non è una novità che qualcuno voglia salvare l'umanità dalle mire distruttive di un dio insensibile, restano temi per bambini o poco più. Ho apprezzato il passaggio in cui si spiega perché questi Eterni non proteggano l'umanità, se non dai Devianti, ma comunque alla fine si ritorna alla morale da cartone animato: “C'è del buono negli esseri umani, meritano di essere salvati”.

Nel generale ridimensionamento che merita questo tipo di cinema, scelgo tutta la vita una scorribanda con i Guardiani della Galassia, un tuffo dai grattacieli con Spiderman, oppure una vera problematizzazione degli eroi, come in The Boys. Qui manca il coraggio di cambiare davvero, con il risultato di scontentare tutti.

Carico i commenti... con calma