Già nel 2001 Harry Potter ci aveva incantato con il suo magico mondo fatto d'incantesimi, scale che si muovono, manici di scopa ecc... ma non solo.
Il maghetto di hollywood non aveva soltanto incantesimi da pronunciare, ma anche qualcos'altro: la formula dell'amore. Quella lasciatagli dai suoi genitori, crudelmente assassinati dal mago oscuro Voldemort;
villain che s'impossessa del prof. Raptor nel primo capitolo della saga cinematografica.
Ricordo l'entusiasmo non appena il film finì, all'epoca avevo solo 8 anni e per me le l'esperienza Harry-Potteriana fu una vera rivoluzione. Se anche gli altri ragazzini stavano crescendo con i sogni nelle tasche, Harry Potter rappresentava un ottimo treno per viaggiare verso quel mondo.
Quindi terminata la "Pietra Filosofale" rimasi letteralmente affascinato e non vedevo l'ora di vedere sia il film in videocassette, sia di vedere il sequel: erano anni magici, anche se la magia non esisteva, i bambini (quindi io) avevano una fervida immaginazione e la capacità unica di vedere le cose al loro nascere con beato stupore. E quindi per me Harry Potter fu proprio un beato stupore che non esisteva prima di allora.
L'ottica con la quale ho visto e apprezzato la saga è e rimane importante, immortale e speciale.
Ogni uscita rappresentava un’estasi di felicità. La trama, i personaggi e la loro storia, la colonna sonora ecc...
Il regista Chris Columbus ha fatto un lavoro impeccabile sulle prime 2 pellicole assieme ad Alfonso Cuarón che firma la regia del terzo capitolo.
Il primo film lo definirei una "favola" che potrebbe benissimo finire con i titoli di coda senza sequel. È importante specificare che per un bambino di 8 anni, una pellicola come la Pietra Filosofale ha un effetto diverso da quello che avrebbe su di un ragazzino di 12: chi nasce con Harry Potter (sottoscritto) avrà sempre un ottica diversa al riguardo. Ma è anche oggettivo che i primi 3 adattamenti sono i più fedeli ai romanzi di sua madre J.K.Rowling.
La camera dei segreti segue, con tutta la formula magica del primo: colonna sonora sognante, castello su una montagna sotto una coltre di nubi e luna splendente. Molta più azione, ma che non va a dar fastidio. E sopratutto non va ad eliminare quel tocco "magico" e "misterioso".
Misteri e conflitti nella camera dei segreti si susseguono a problemi senza combattimenti: è proprio questo il bello dei primi 3 blockbuster, non ci sono combattimenti pompati da effetti speciali da film d'action, se ci sono scene d'azione sono state girate con tecniche che fanno sembrare la pellicola più una "favola" che un film fantasy.
Nel Prigioniero di Azkaban osserviamo l'apoteosi di tutto ciò e per me si conferma il migliore dei 3 film.
La nostra storia che vede protagonista il maghetto, seguita con la scoperta di una terribile verità: è vero che il suo padrino di nascita ha tradito e venduto i suoi genitori a l.Voldemort?
Nel capitolo più dark dei 3, osserviamo una storia molto bella ed affascinante nella quale Harry deve mettersi alla prova come un vero mago: tornare indietro nel tempo e cercare d'impedire che certe cose accadano a discapito di un futuro migliore.
È quindi una trama solida fatta di buoni intermezzi, e scene importanti che non ci fanno annoiare mai: momenti di empatia e dolcezza (con il prof. Lupin e i suoi amici), e scene più dinamiche (torneo di quidditch e duello con i dissennatori) si alternano in maniera impeccabile, e, accompagnata da una colonna sonora stupefacente, si palesa una grande morale: nessuno di noi è solamente buono o solamente cattivo, ognuno di noi ha sia luce che oscurità dentro di sé, l'importante è la parte dove scegliamo di schierarci.
Infatti sono le nostre scelte a rivelare chi siamo davvero, molto più delle nostre capacità.
Un primo assaggio di questo topos (indispensabile per lo svolgersi del romanzo) arriva nel primo capitolo quando Harry, a discapito delle sue qualità, sceglie Grifondoro anzichè Serpeverde.
Nella Camera dei Segreti scopre di aver ricevuto accidentalmente da Lord Voldemort in persona la capacità di parlare con i serpenti: teme pertanto di avere caratteristiche malvagie innate, ma il caro preside ci tiene a ricordargli che "sono le nostre scelte a rivelare chi siamo veramente, molto di più delle nostre capacità".
E quindi la scelta di tenere in vita Peter Minus, nel terzo capitolo, dimostra come la sensibilità e l'empatia di chi ha sofferto nella vita possano essere lati di un carattere che non necessita di essere forte, irruento o avventato, un carattere che compie le proprie scelte con il cuore calmo e l'animo in pace, presso un’isola magica lontana un binario nove e tre quarti da chi vive la vita con frenesia e competizione.
Voto 10/10 rimarrà per sempre parte di me.
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