Che poi qui la questione è generazionale. Cioè, se avete 40 anni suonati come il sottoscritto è un conto, se siete "oltre" troverete l'opera recensita una puttanata totale. Alla fine lo è, pero' io avevo 8 anni quando uscì e credo di essermi innamorato di New York (e del Natale a New York) proprio grazie, o per colpa di questo film. Con ordine.

"Mamma, ho perso l'aereo" (1990), prodotto da John Hughes (che ci vide non lungo, lunghissimo), fu un successo fuori da ogni logica. Che poi alla fine si trattava di una storiellina stupidotta la cui sceneggiatura stava tutta su un tovagliolo da cucina e che prevedeva, quasi forzatamente, gag basiche da cartone animato. Il pubblico di inizio anni Novanta, immerso ancora nel decennio precedente, gradì e la generazione cresciuta a videogame e televisione trovò il film della propria vita, grazie anche al protagonista, il fastidiossimo Macaulay Culkin, caduto in disgrazia assai celermente (ben gli sta!). Va detto, e non è un dettaglio, che nello stesso anno Joe Pesci usciva con questo film e anche con "Quei bravi ragazzi" di Martin Scorsese acchiappandosi il suo unico, ad oggi, Oscar. Un attore versatile.

Stante il clamoroso successo, due anni dopo esce il seguito. Il secondo di cinque, almeno formalmente, perchè nei successivi l'intero cast originale scompare e le cose cambiano notevolmente ("Mamma ho preso il morbillo", 1997, neanche malaccio; "Mamma, ho allagato la casa" (2002), una ciofeca; "Mamma ho visto un fantasma" (2002); "Home Sweet Home Alone" (2021), mai visti). L'attesa è palpabile, ma mica perchè si tratti di chissà che, ma solo perchè se il primo ha incassato un botto hai voglia il secondo. Che da noi, come incassi, farà anche meglio. Esce a Natale e la promozione è invasiva: addirittura viene modificata la locandina italiana per far apparire il logo di Tv Sorrisi e Canzoni e il film viene pubblicizzato ovunque, pure nei Burghy (come siamo vecchi, per i giovani erano i McDonald dell'epoca).

Il McCallister, detto Kevin, si perde a New York, anche se doveva andare in Florida con la famiglia. Spende e spande depredando la carta di credito del padre, finisce al Plaza, poi incontra una tizia che vive coi colombi a Central Park e ritrova i due ladri idioti del primo film. Il tovagliolo, stavolta, è anche troppo. La sceneggiatura è lievissima, e le gag sono le solite, come nel primo film i due ladri idioti ne prendono tante tra botte e mazzate da far scoprire, (pardon) scopertamente, il giochino citazionistico basato sui cartoon di Tom e Jerry, che a loro volta omaggiavano Stanlio e Ollio, tradotto prendere un sacco di botte e non farsi mai male. Il protagonista è sempre odioso, mossette e faccine, ammiccamenti e alzate di sopracciglio, d'altronde questo gli si chiedeva. Bastasse questo, viene allungato il brodo di una ventina di minuti e alcuni momenti sono davvero noiosi (il dialogo tra Culkin e Brenda Fricker al Teatro dell'Opera dura dieci minuti buoni e che due palle dopo un po').

Il regista, Chris Columbus (che sarà il cerimoniere dei primi due Harry Potter), diciamo così, non è un pirla, e alcune cose le sa valorizzare. Si diceva di New York e del Natale. Io da bambino impazzivo, da adulto meno, ma la città americana viene raccontata con un occhio favolistico che lascia il segno. Ora, nel 1992 New York la conoscevano pure i fessi, mica siamo negli anni '20 ai tempi de "La folla" (1928), allorché King Vidor ne celebrava la bellezza futuristica a quei molti che non l'avevano mai vista e non l'avrebbero mai vista. Columbus sa che New York è tutto, ma non è una novità, eppure la racconta attraverso riprese aeree e con una fotografia pastellosa che fanno del Natale a New York qualcosa di favoloso (vedi anche il grande magazzino dei giochi) e terrorizzante allo stesso tempo (Central Park fa realmente paura). Imbrocca, a sorpresa, la direzione degli attori e dà a Tim Curry (il portiere del Plaza) un personaggio ironico, divertente, tonto, grinchiano (si veda la sovraesposizione col ghigno del verde Grinch), che sollevano il film rendendolo sorprendentemente divertente. E Tim Curry due anni prima era stato IT.

Facciamo prima a raccontarcela tutta. A me fa una tenerezza infinita rivederlo ogni volta, certo i tempi sono cambiati, all'epoca mi chiedevo il motivo del fatto che io, uscendo di casa, non vedessi i grattacieli come a New York, poi li hanno costruiti anche a Milano e la magia è, totalmente, svanita. Lo so, è quello che è, nonostante dei pregi, a me piace rivederlo ogni tanto, anche perchè trasuda anni Novanta da tutti i pori, e da buon nostalgico passatista ci sguazzo bellamente.

Poi, forse, hanno ragione loro.

Roger Ebert: "la violenza nei cartoni animati è divertente solo nei cartoni animati. La maggior parte dei tentativi di duplicare l'animazione dal vivo sono falliti, perché quando le figure in carne e ossa colpiscono sul pavimento, possiamo quasi sentire le ossa scricchiolare, e non è divertente".

Dave Kehr (Chicago Tribune): "si gioca come una versione volgare e auto-parodiante dell'originale, in cui gli elementi fantasy sono diventati più sporchi e materialistici, il sentimentalismo più sdolcinato e aggressivo, e la violenza slapstick, già tanto intensa nel primo film, ancora più grafica e sadica".

C'é anche Trump, giusto cinque secondi, ma è una vecchia storia.

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