Questo album rappresenta un piccolo capolavoro, una gemma che conservo e ascolto quando ho bisogno di pace e conforto.

Raramente ho potuto apprezzare un insieme di aspetti musicali a me cari così ben riuscito, senza note stonate o passaggi forzati.

Il signor Chris Robinson, alla chitarra e voce, conosciuto come cantante dei The Black Crowes, nell’anno 2012 confeziona un album che non rappresenta nulla di nuovo nel panorama musicale: non c’è innovazione, non c’è avanguardia, solo grande gusto.

L’album affonda le sue radici in tutto il panorama blues rock psichedelico americano degli anni settanta, nulla di più; anzi, sembra proprio uscito da quel periodo musicale. Qualche effetto sonoro moderno e il suono pulito e bilanciato svela la vera età di questo lavoro.

Le canzoni sono lunghe, non si scende mai sotto i sette minuti. Suoni dilatati ci portano verso strofe e ritornelli che scivolano facili e leggeri. La voce è meno graffiante rispetto a quanto ci ha abituato con la sua band storica: la si percepisce frontalmente, più diretta rispetto all’amalgama creata dagli strumenti, che risulta invece maggiormente calda e morbida, riverberata.

Nelle lunghe parti strumentali la batteria incalza e sottolinea il crescendo contemplativo, o al contrario quasi svanisce per lasciare spazio a chitarre arpeggianti e tastiere oniriche, il tutto senza sproporzioni o velature oppressive.

A dispetto del titolo dell’album, musicalmente qui c’è tanto sole, sole della prima mattina, caldo e rassicurante.

Questo album mi fa stare bene, mi mette in armonia con la musica, mi fa chiudere gli occhi e sognare di essere lì, appoggiato ad una roccia tiepida sotto il Landscape Arch.

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