Chris Watson dal 1972 al 1981 ha fatto parte dei Cabaret Voltaire che, come il noto gruppo dadaista fondato nel 1916 da Hugo Ball a Zurigo, opera una sorta di frattura nella musica. Oggi Watson è ancora un ricercatore di suoni e si rivolge alla natura e, con un intricato e fine montaggio, crea un'opera d'arte in tre atti.

Nel primo atto, "OI - OLOOL - O", siamo nella savana del Kenya e, come in ogni società, vi sono prede e predatori. E come vi sono la notte e il giorno, la quiete e la tempesta, così sono presenti la vita e la morte, la tragedia e la commedia. Naturalmente tutto ciò non sbalordisce affatto in quanto la nostra esistenza è impregnata di dualismi e, infatti, ciò che davvero spiazza, è tutto ciò che è dispari (la trinità, il simbolo della stella a cinque punte). Quindi Watson non vuole dimostrare niente ma vuole solamente mostrare (citando Fellini). Ci mostra qualcosa che, con l'avvento della tecnologia, abbiamo dimenticato ovvero la Natura attraverso la percezione.

Nel secondo atto, "The Lapaich", siamo in un villaggio scozzese. Le stagioni sono cambiate, è autunno inoltrato, i venti modellano la propria musica con le pietre, gli uccelli fanno sentire il loro canto, si sente l'ossessivo imminente arrivo di una stagione ancor piu fredda.

Infatti arriva nel terzo atto, "Vatnajokull", dove l'inverno è arrivato e, d'improvviso, la nostra stanza, il nostro ambiente, si trasforma in un ghiacciaio. Watson, che si è stabilito in un villaggio con la propria consorte durante la registrazione di questo terzo "atto", ha dichiarato : "Ho avvertito i suoni dei ghiacciai che attraversavano la mia carne... e solo dopo aver ascoltato questa registrazione ho capito cosa davvero era quello che avevo visto".

In questo "Weather Report" ("Bollettino metereologico"), Chris Watson ci riporta una melodia che è figlia dell'urlo della natura, una natura che è in uno stato di putrefazione che grida e prega gli uomini per ottenere la salvezza. Ma, purtroppo, oggi questo grido, questo pianto è accolto da pochi come Watson che cercano di recuperare ciò che ancora di armonico è rimasto oggi. Secondo alcuni quella di Watson è una "riscrittura della natura in chiave tecnologica nella sperimentazione estetica", per altri è semplicemente new age. Per me il lavoro di Watson (come quello del nostro Domenico Vicinanza) è un "voler usare la tecnologia a suo favore per descrivere la bellezza della natura". Watson è cosciente che il mondo sta andando alla deriva da quando la tecnologia ha sopraffatto la scienza (un esempio è, in "Weather Report", il suono di un telefono cellulare che disturba la quiete naturale) e cerca di illustrarci, in questo suo lavoro, che sul mondo non ci sono solo gli uomini con la loro tecnica ma anche tante altre forme di vita. Quindi chiudiamo gli occhi, indossiamo le cuffie e viviamo in un mondo diverso dal nostro.

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