Avete comprato Led Zeppelin IV? Si. Avete consumato Thriller di Michael Jackson? Si. Conoscete a memoria Back in Black? Si. Avete Cara di Christian del 1984? Si.
Una premessa scontata. Tutti noi abbiamo questi 4 dischi in vinile e ce ne vantiamo con le nuove generazioni. Ma mentre i primi 3 capolavori hanno subito il passare del tempo, riascoltare Cara è quotidianamente un piacere libidinoso. Suoni proiettati nel futuro, liriche freudiane, metriche rinascimentali, arrangiamenti che neanche Jean-Michel Jarre poteva immaginare.
Infatti, la prima versione di questo disco, nel dark web, ha una valutazione paragonabile a Salvator Mundi di Leonardo da Vinci, venduto all’asta nel 2017 per 450 milioni di dollari. Solo pochissime persone si possono permettere la versione in edizione limitata del vinile. Chi ce l’ha, lo custodisce gelosamente. Si narra che ben dieci copie siano stivate nel caveau di Fort Knox.
Difficilmente si può descrivere questo disco. Io, umilmente, ci provo. Con grande rispetto farò un track by track, che è sempre apprezzato su DeBaser, il sito più fiko dell’internet.
Il pezzo d’apertura è Cara. Christian, prima della registrazione, girava nella provincia di Catanzaro in corriera. E per poter essere indipendente pensò di comprare una 127 usata, color grigio tendente al marrone, colore detto anche beige. Il venditore di automobili sparò un prezzo al nostro cantante che trovò la vettura un po’ cara. “Ma se passo domani costa meno?” “No.” “Tra un mese?” “No.” “Se la comprassi a fine anno?” “No.” Con lo sguardo languido, girandosi verso la 127, sussurrò “Cara. Sarai per sempre Cara”. Tripudio.
Per lei è dedicata alla suola delle sue scarpe. Christian è famosissimo per indossare solo ed esclusivamente mocassini in pelle con suola in cuoio. Una volta pestò una merda e fece un grande scivolone sul marciapiede. La suola resistette allo strofinamento con l’asfalto e non ci pensò un attimo a creare una canzone per esaltare il fondo delle sue scarpe. “Per lei, io salvai la mia reputazione, per lei”.
Aspettami. Una canzone d’amore successiva al primo incontro casuale con una ragazza. Si erano dati il primo appuntamento al parco comunale di Campobasso. Peccato che Christian, ghiotto di fagioli, passò la mattinata seduto sul cesso. Ma sempre fiero e fiducioso, con la finestra del bagno aperta, gridava alla sua amata “Aspettami, che tra poco finirà, ti prego aspettami”.
Proibito. Una storia un po’ particolare del nostro cantante di Boccadifalco che ha passato l’adolescenza a studiare il meccanismo degli orologi. Una passione che ha tuttora. Tanto che era abbonato al mensile Le Ore.
A chiusura del lato A del vinile c’è la canzone L'ultima donna vera. Una vicenda strappalacrime che si ipotizza ispirata dal suo primo incidente con il motorino. Con il suo Motobecane del ’79, girava per il paese di Fauglis in provincia di Udine con una bella mora. Al semaforo, l’unico semaforo del paese, una bicicletta gli tagliò la strada. Era una donna. Forse è lei la donna vera, che prima di essere investita e scaraventata nel canale, gli mostrò il dito medio che lo traumatizzò. Il cadavere non venne mai trovato.
Il lato B si apre con Amante mia. Christian venne beccato dalla moglie a flirtare insieme a ad una racchia. Il fratello della moglie, di origine malgascia, appassionato di Moraingy, arte marziale del Madagascar, lo riempì di botte. La canzone ricorda l’evento, alimentando il ritornello con lamenti e imprecazioni “ahi, ahi, azz, azz, ahi ahi”
Il disco prosegue con il capolavoro S. O. S. Anche in questo caso una storia vera che è entrata nella leggenda di Christian. A Cesenatico, fece il bagno con il materassino e si addormentò. Al risveglio si ritrovò a 3 miglia dalla costa completamente ustionato. Un cargo battente bandiera liberiana lo trovò esausto e disidratato. Ci sono immagini di un suo concerto a Bellaria Igea Marina, che lo ritrae rosso aragosta e testimonia il suo grande coraggio per essersi salvato senza neanche lanciare un SOS.
La parte finale è composta dal trittico, Un giorno in più, Innamorarmi ancora, Amore mio. Il testo di ogni canzone è uguale all’altro, ma con le parole mischiate, riuscendo comunque a dare un significato molto profondo all’opera. Sembra che Bartezzaghi abbia partecipato alla composizione, prendendo spunto da un numero casuale della Settimana Enigmistica.
Potrei parlare ore e ore di questo lavoro discografico. Solo che adesso sono in coda al Bennet e sarà il mio turno a breve. Spero di riuscire a pagare la spesa con i Ticket Restaurant.
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