[contiene spoiler]

C'è una sfumatura di significato nel titolo originale del film che si perde nell'orrenda traduzione italiana. Il cavaliere oscuro "sorge" in questo ultimo capito e non "ritorna" semplicemente. C'è una bella differenza tra il moto ascensionale e quello di semplice ritorno. Infatti il film presuppone un innalzamento morale di Bruce Wayne e non solo un ritorno all'azione. Ed è proprio questo il nucleo di significato più profondo del film: Batman smette di essere oscuro, esce alla luce del giorno e combatte fianco a fianco con la polizia, rispettando il codice deontologico delle forze dell'ordine e dimostrandosi in fin dei conti un soldato tra i tanti, per quanto speciale e fornito di mezzi immensamente superiori, ma pur sempre un soldato. O meglio, lo diventa nel corso del film (la sua prima comparsa è anarchica e individualistica). In questo senso, siamo di fronte al film di supereroi meno supereroistico di sempre. Batman combatte due volte con Bane; una volta perde brutalmente (una delle scene più belle, col rumore dell'acqua che gocciola e la voce diabolica del villain che colpisce anche più dei suoi cazzotti), l'altra anche, se non fosse per l'intervento provvidenziale di Selina Kyle. Questo Batman è debole, solo, privo di genialità strategica. Va incontro al nemico quasi come se cercasse volontariamente la sconfitta, la morte. Il momento fondamentale nel cambiamento di mentalità è la prigionia, quando gliun uomo gli fa capire che per essere più forte deve avere paura di morire. Bruce riuscirà a uscire dal pozzo, ma le sue qualità di supereroe resteranno imprigionate laggiù. Con la paura di Wayne, Batman cessa di essere Il Cavaliere Oscuro e diventa un "super-poliziotto", come dicevo; l'inevitabile conseguenza di questa trasformazione è la fuga segreta nel finale che permette all'uomo nuovo Bruce di ricostruirsi una vita e un'amore, dimenticando definitivamente Rachel con la scoperta della sua volontà di sposare Dent. L'essere supereroe e l'essere uomo morale e "umano" sono in contrasto; è necessario scegliere una delle due vie. La traiettoria ascensionale di Wayne viene percorsa al contrario da John Blake, che da poliziotto diventa supereroe solipsistico, senza fiducia nelle forze dell'ordine. 

L'eroismo di questo film è corale, totalmente realistico; il villain Bane usa la strategia e l'intelligenza per raggiungere il suo obbiettivo, ha un esercito a sua disposizione, e necessita quindi di una risposta organizzata e orchestrata da più menti. La malvagità folle e individualistica di Joker era stata affrontata da un'eroismo estremo, senza regole, ed anch'esso individualistico. In questo terzo capitolo il male è collettivo e necessita di un bene collettivo. In questo contesto, emerge trionfante la figura di James Gordon, condensato purissimo di tutti i valori positivi che Nolan ha voluto infondere in questo film. Bane al contrario è "il male assoluto"; la sua proposta di una società alternativa che si rivolta alla tirannia degli oppressori (e dei ricchi) si dimostra poi una tirannia solo peggiore, in cui i diritti dei cittadini sono totalmente annullati. 

In questo scontro tra bene e male si può leggere tutta la disillusione di Nolan: il supereroe solitario non ha futuro, le qualità di un singolo non possono nulla contro gli eserciti. Al di là dell'inevitabile lieto fine, il vero scontro implicito è quello appunto tra concezione individuale delle forze bene/male e quella collettiva, più moderna ma molto meno poetica. Qual è la risposta finale del regista? Beh, Bruce Wayne scappa da Gotham dopo averla salvata, ma lascia la sua eredità al futuro Robin: insomma, l'eroe è ridimensionato, ma non se la sente di lasciare la sua città senza garantirle un nuovo paladino. Manca quindi una parola definitiva sulla questione. 

Il film in sè gode di una seconda parte adrenalinica e ben strutturata, ma la prima ora abbondante è eccessivamente lenta e macchinosa. La trama è intricata il giusto per non far notare la scarsa potenza ritmica della prima frazione; The Dark Knight è in questo senso inavvicinabile, trama e azione, riflessione ed adrenalina si mescolavano alla perfezione. Purtroppo Nolan non riesce a ripetersi, essendo troppo concentrato sui risvolti etici e metaforici delle azioni e non abbastanza sul puro gusto visivo della fruizione cinematografica. Nel complesso la trama è discretamente riuscita, pur non mancando alcuni passaggi un po' sbrigativi e scene tagliate con l'accetta. Data la vastità della materia trattata, era inevitabile cadere in alcuni piccoli passaggi a vuoto. Qualche forzatura si può anche tollerare (Selina Kyle che tradisce Batman e viene perdonata così, seduta stante), dispiace di più per l'anti-epicità di alcuni momenti chiave, come le morti di Bane e Talia al Ghul, liquidati senza nemmeno un po' di sana retorica (coerentemente con la visione anti-individualistica del film). 

I personaggi sono sicuramente la nota dolente del film: l'Alfred brillante del secondo episodio si è trasformato in un cupo moralista, la cui funzione è importante quando noiose le apparizioni. Joker era un esteta del male, un filosofo che specula sulle inclinazioni malvage dell'animo umano, un mostro anarchico, inarrivabile. Al confronto Bane esce distrutto: un mercenario dalla mentalità squadrata e senza conflitti, banalissima e prevedibile. Talia al Ghul che si rivela nel colpo di scena finale ha una credibilità prossima allo zero. In generale tutti i personaggi hanno una psicologia meno profonda rispetto a The Dark Knight, anche perchè già così il film dura 164 minuti, era impensabile allungarlo ulteriormente. In compenso Batman e Catwoman sono ben approfonditi e interpretati molto bene da Bale e un'Anne Hathaway sorprendente. I restanti attori però non si fanno notare per prove particolarmente virtuose, soprattutto Tom Hardy che avrebbe potuto esprimere molto di più con lo sguardo e invece sembra fissare sempre il vuoto. 

Resta un film action/poliziesco di alto livello, ma la problematicità e la poesia del precedente episodio sono ormai un ricordo. Non si può nemmeno incolpare troppo Nolan; ha ovviamente prevalso la volontà della produzione di dare una conclusione positiva alla trilogia e inoltre creare un nuovo Joker era praticamente impossibile. Questi due fattori combinato rendono The Dark Knight Rises un film discreto, ma lontano dalle vette toccate nel 2008. 

Pur con un plot troppo ottimistico, Nolan riesce ugualmente a inserire la sua profonda riflessione sull'impossibilità dell'eroismo in una società realistica come la sua Gotham. I valori individuali si annullano nella guerra d'oggi, conta il numero, gli armamenti, la tecnologia, l'organizzazione militare. Quello che Nolan ci prospetta è un mondo senza eroi (con la sottotrama di Robin messa lì ad hoc per lasciare uno spiraglio contraddittorio), un mondo in cui le persone combattono una guerra civile senza vincitori nè vinti, in cui il vero potere di Batman è possedere il Bat-wing, un mondo eternamente sconquassato dai contrasti tra i detentori del potere e coloro che desiderano conquistarlo. E' una lotta irrisolvibile ed eterna, non esiste un individuo che possa tenerla sotto controllo, nemmeno un supereroe come Batman. Il destino dell'uomo è combattere sè stesso fino all'estinzione. 

7+/10

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