Ci siamo. Dopo quattro anni di attesa torna al cinema la saga dell'Uomo Pipistrello, in quello che dovrebbe essere il capitolo conclusivo della personale rilettura in chiave di trilogia del londinese Nolan. Con l'inquietante e paradossale "spot promozionale" del Massacro di Denver, "Il cavaliere oscuro - il ritorno" aveva l'ingrato e impegnativo compito di soddisfare le curiosità e la fame di spettacolo dei fan del personaggio nato dalle menti di Bob Kane e Bill Finger oltre settant'anni fa. Ingrato perchè è difficile chiudere tutte le parentesi lasciate aperte dal finale dell'episodio precedente (The Dark Knight), e impegnativo perchè raccogliere l'eredità di un villain mefistefelico come il Joker del defunto Heat Ledger non sarebbe risultato facile per nessuno. Ma proprio quando la sfida cinematografica si fa ardua, Nolan tira fuori il meglio di sè, rinunciando al 3D per favorire l'uso della tecnologia IMAX, forse l'unica che poteva reggere l'impatto visivo delle spettacolari scene di inseguimenti ed esplosioni presenti nel film, e puntando tutto sul far luce, mettere in chiaro le cose, piuttosto che lasciare nella penombra.
All'oscuro di tutto sembrano muoversi solo i personaggi della pellicola, che si ritrovano a sbattere contro una forza terroristica più allucinata di quella dello Spaventapasseri e più muscolosa di quella del Joker. Ma per il resto, nel corso delle quasi tre ore di proiezione vengono risolti tutti i dubbi che hanno tenuto sulle spine i fan negli ultimi anni: che fine avrà fatto Batman, dopo essersi preso sulle spalle le colpe del male della città? Come vive Gohtam City, ora che l'eroe che la proteggeva sorvolando i tetti dei suoi palazzi è divenuto l'uomo più ricercato dalla polizia? A questi e ad altri importanti interrogativi Nolan trova una spiegazione più che verosimile, portando alle estreme conseguenze il discorso cominciato sette anni fa con Batman Begins: mai come in questo caso il Pipistrello si ritrova ad essere fragile e solo, nella sua guerra contro il Male, e come in nessun altro film di supereroi i buoni e i cattivi si confondono, mettendo lo spettatore nell'impossibilità di dividere i personaggi secondo la logica della "lavagna", di qua tutti buoni, di là tutti cattivi.
In un simile contesto, il nuovo villain, Bane, è sì probabilmente il più efferato della saga, tenendo presente anche dei film di Burton e Schumacher, ma è anche quello per il quale viene maggiormente approfondito l'aspetto di sofferenza 'umana' che si cela dietro le azioni di terrorismo psicologico, ancor prima che fisico. Sta in questo la chiave di volta, la rivoluzione apportata da Nolan nel campo dei film sui supereroi. Dopo una simile trilogia, non sarà più ammesso per nessuno lavarsi le mani, accennando fugacemente alle vicissitudini che hanno portato i personaggi - tutti i personaggi - a diventare quello che sono, per potersi meglio concentrare su effetti speciali e battute frizzanti.
In "Rises" esplosioni, crolli e 'gag' sono funzionali allo svolgimento della trama, e non semplici tappabuchi pirotecnici per ovviare alle mancanze della sceneggiatura. E necessari alla buona riuscita del film sono anche i personaggi di Catwoman e di Gordon, di Blake ed Alfred e tutto il nugolo di volti vecchi e nuovi che tireranno le somme finali in un film che dovrebbe essere d'azione (come ricorda la spettacolare scena iniziale) ma che, come dimostra il tesissimo finale, è stato concepito come un drammatico.
"... è in arrivo una tempesta, signor Wayne. E' meglio che lei e i suoi amici vi prepariate al peggio. Perchè, quando arriverà, vi chiederete come avete potuto pensare di vivere così alla grande, lasciando così poco per tutti noi.".
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