LA RECENSIONE DEI RADIOHEAD CHE MANCAVA!
Dopo tante recensioni sui dischi dei Radiohead, una sulla loro musica.
Che la musica dei Radiotesta abbia influenzato molta della musica rock degli ultimi anni (Muse in primis) si nutrono ormai pochissimi dubbi, ma che ora alla loro musica venga fatto uno studio quasi filologico prendendone a lettura solo le partiture per pianoforte o che ne vengano fatte riletture in chiave Jazzistica sta a riconoscerne la sicura grandezza ed innovazione di tipo stilistico, pur nel loro uso di stilemi tipici del rock che nulla presentano in chiave di novità.
Questo disco di Cristopher O'Riley conserva dei R.H. il pathos e l'angoscia interiore che proprio Tom Yorke esprime così bene oltre che nello strumento-voce/parola anche nei momenti di piano-solo (vedi i concerti), e che qui vengono elevati a tutto-unico con una non sempre però felice riuscita; è indubbio comunque che alcune di queste canzoni invece che toglire grandezza alle composizioni originali (fatte dell'insieme strumentale + voce) ne esaltano il senso drammatico pur usandone solo la cifra pianistica.
In alcune canzoni come Karma police, Airbag o Everything in its right place, risulta, secondo me, uscirne meglio il pathos, e l'atmosfera che queste creano già nelle versioni originali e che qui viene perfettamente riprodotta ed esaltata.
Ad ogni modo, nessuno si aspetti di ascoltare un disco rock e quello che si sente è ciò che di più distante si possa immaginare da quella musica; se si vuole azzardare un paragone, potrebbe sembrare di stare ascoltando musica suonata dal nostro Ludovico Einaudi o di essersi imbattuti in qualche divagazione di Michael Nyman sulle sue di lezioni di piano.
In definitiva un ascolto non sempre "leggero" e con qualche giro di piano di troppo, ma un disco che a patto di trovarlo, io ci ho messo 20 gg. per ottenerlo (eppure è edito sony!), merita un attento ascolto casalingo e per gli innumerevoli de-amanti dei radiotesta questo è un cd per soli fan...
Che sia mai così il prossimo Kid A?
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