Alzi la mano chi non conosce AC/DC e Motorhead li in mezzo a voi, massa di rockettari brutti e puzzolenti che va avanti a birra, Harley Davidson e belle donne (donnacce sarebbe meglio in questo caso specifico ma va bene lo stesso). Ecco, adesso, alzi la mano chi conosce, badate bene il “non” stavolta non c’è, i Dimmu Borgir, ma si dai loro, quelli che hanno fatto del black metal melodico un genere mainstream e che hanno venduto la bellezza di oltre un milione di copie in tutto il mondo, diventando di fatto uno dei gruppi metal più famosi; li conoscete tutti? Ma tutti tutti?? Ok, allora possiamo cominciare la recensione.
Ora, alcuni di voi potrebbero chiedersi perché nella prefazione abbia parlato di tre gruppi così distanti musicalmente tra loro, beh risposta è semplice: Motorhead e AC/DC sono stati nominati dal momento che questo disco ha come fonti massime di ispirazione proprio quelle due band, specie della prima, è stato fatto invece il nome dei Dimmu Borgir perché il gruppo di cui stiamo parlando, ah che a proposito si chiamano Chrome Division, altro non è che un side-project di mr. Dimmu Borgir Shagrath, stavolta in veste di chitarrista, accanto al quale compaiono al basso Bjorn Luna dagli Ashes To Ashes, Eddie Guz alla voce, Ricky Black alle chitarre e Tony White, ex Antestor, One Man’s Child e Minas Thirit, alla batteria.
Dunque, diciamo subito che, per quanto questo “Doomsday Rock ‘N Roll” sia un disco divertente, ben suonato (ci mancherebbe altro visti i nomi coinvolti), con una produzione dietro degna dei più costosi dischi pop, è anche un platter davvero poco originale, nel quale non si può parlare di influenze, bensì opterei per il termine di “continuo plagio” da parte di Shagrath che si, si dimostra capace di saper interpretare in maniera più che dignitosa uno stile non proprio nelle sue corde (anzi si, visto che è un suo side-project), però risulta, in questo caso, un compositore che più piatto non si può. Altra grave carenza la voce del signor Guz che se da un lato si dimostra particolarmente adatta al genere e potente, dall’altra ricorda un po’ troppo da vicino quella di Lemmy, roba al limite del plagio insomma.
Dal punto di vista prettamente musicale i nostri propongono dunque un hard rock/heavy metal dalle tinte speed, dotato di un “buon” groove, in cui le chitarre hanno sempre un ruolo di predominanza sugli altri strumenti. Si susseguono così riffs rocciosi e potenti, accompagnati da una sezione ritmica discretamente potente, specie per quanto riguarda la batteria, un po’ meno per il basso, che risente di una registrazione forse un poco bassa e che risulta ben udibile solo nelle parti di solo. Bhè che altro dire… le dodici canzoni scorrono via in maniera estremamente lineare senza che facciano sobbalzare, regalando qualche bell’assolo chitarristico, ma niente di più.
Spiace constatare che questa volta un artista apprezzabile come Shagrath abbia fallito, ma non ci si può nascondere dietro al fatto che oggettivamente al BM abbia dato molto; risulterebbe anche abbastanza fuorviante giudicare il disco in base all’orecchiabilità delle composizioni, o ancora peggio in base alla simpatia o meno che si può provare nei confronti di chi ha preso parte al progetto.
Per concludere mi sento di consigliare questo disco solo a coloro i quali vogliano entrare in possesso di tutto ciò al quale Shagrath abbia preso parte e a tutti coloro che vanno avanti a pane, acqua, birra e Motorhead (o AC/DC).
Il voto sarebbe un 2,5, ma ho arrotondato per eccesso dal momento che, come già detto, qualche piccolo aspetto positivo, specie per quanto riguarda il comparto tecnico esecutivo, c’è.
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