Siccome vi voglio bene (in fondo in fondo, ma molto in fondo) ed è domenica sera e magari avete di meglio da fare, ve lo dico subito: probabilmente si tratta di uno dei migliori dischi del 2025 usciti sinora.

Circuit des Yeux è il progetto artistico di Haley Fohr, autrice, compositrice e musicista di Chicago. Se la incontraste senza conoscerla potreste tranquillamente scambiarla per una sciamana o una banshee irlandese; ma per fortuna ci sono io a tenervi sul pezzo: è solo Haley Fohr!

Haley ha alle spalle un passato musicale fatto di indie folk sperimentale e sonorità country e synth pop sotto il nickname di Jackie Lynn, ma Circuit des Yeux è un progetto che si muove tra alternative rock sperimentale, atmosfere industrial e post punk, ma tutto è fortemente improntato sul carisma vocale di Fohr, una voce sacra e magnetica che personalmente mi fa pensare ad un incrocio fra Anohni e Nico.

"Halo On The Inside" è il settimo album in studio di Circuit des Yeux ed è stato registrato nella sua cantina, nella fascia oraria che va fra le 21:00 e le 5:00 del mattino, là dove nascono i rituali notturni. Il disco è stato prodotto assieme ad Andrew Broder, già con Bon Iver, Moor Mother e Lambchop, solo per dirne alcuni.

"Halo On The Inside" è un disco magniloquente, stratificato, pieno di ombre che si fanno via via sempre più scure. Un post punk “alla Matador”, con molta elettronica, gotico e abrasivo. Le chitarre hanno spesso la manopola del feedback aperta, creando un muro di suono edonistico e pagano, dove si respirano atmosfere surreali alla Donnie Darko. La voce di Fohr è uno strumento potente che sembra evocare forze oscure e affascinanti.

Impossibile non menzionare "Skeleton Key", in cui risuonano i Muse più barocchi e distorti di "Origin of Symmetry", e la conclusiva, catartica e purificatrice, "It Takes My Pain Away", un brano strumentale che chiude il cerchio sublimando il dolore, come in qualsiasi rito che si rispetti.

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