L'ondata reazionaria non si arresta tanto facilmente, specie per noi che il '68 lo abbiamo fatto o vissuto. Oggi, donne  e uomini maturi quali siamo diventati, facciamo la parte di quelli che le armi culturali della rivoluzione insieme ai nostri sogni, le hanno deposte da tempo memorabile, nelle soffitte, nelle cantine, fra gli scaffali polverosi, abbandonati all'oblio, per la sfiducia, o peggio ancora venduti per pochi spiccioli ad avidi occasionali rigattieri. Si, abbiamo venduto i nostri sogni, l'ideale astratto, per l'interesse concreto dovuto all'età che avanza inesorabilmente. Faremo più o meno tutti la stessa fine e ci adegueremo alle nuove mode, tradiremo noi stessi, il nostro passato, per apparire più moderni ai nostri figli, abbandonando tutto ciò che non ci è riuscito, come un fardello inutile e da una lurida crisalide usciremo per impattare in un "nuovo mondo", nell'intento illusorio che il nuovo e l'attuale contenga forza dirompente, rispetto al vecchio e superato passato, in termini di economia culturale, ovviamente. Così feci tanti anni or sono, di dare via fra le altre cose, un blocco di dischi con le copertine orrendamente firmate (così facevamo per salvaguardarli quando ce li prestavamo), all'alba della nuova era del cd, pensando di aver fatto la giusta cosa e con questi, anche una parte della mia vecchia storia se ne andava.

Fra quei dischi vissuti e consumati (poi tutti ricomprati) vi era "Dulaman", stupendo terzo lavoro dei miei amati Clannad del 1976 (ed. Ger. Intercord), perchè è con loro che ho trascorso la maggior parte degli anni '70 e ne vado fiero. Non so come sia successo, ma un piccolo miracolo è avvenuto un paio d'anni fa, che ci crediate o meno, rovistando nei mercatini della mia zona con immenso stupore mi sono imbattuto nel mio vecchio disco, la firma sul retro della copertina non ha lasciato dubbi, così ho riportato a casa l'amico, vilmente venduto. Oggi mentre scrivo questa rece sta suonando in sottofondo e con molto piacere lo segnalo a voi tutti.

Credo che i Clannad non abbiano bisogno di molte presentazioni e visto che non v'è una sola recensione su DeBaser (ma quanti vuoti ci sono?) di questo mitico e fantastico gruppo irlandese, è per me un grande onore spianare la strada, gli aggettivi non sono abbastanza, per definire una band così straordinaria. Costituita dalla incredibilmente brava Maire Brennan (sorella maggiore di Enya, voce, arpa e tastiere) insieme ai fratelli Pol e Ciaran Brennan e dai fratelli Noel e Padraig Duggan (voce, tin whistle, basso, chitarra /chitarra, mandolino, armonica a bocca) tutto in famiglia, tutti in un "clan", appunto. I Clannad sono, forse oggi, da considerarsi il più importante gruppo di folk celtico irlandese, "Dulaman" è un lavoro totalmente acustico, cantato nella magica  e musicalissima lingua gaelica, dieci tracce della migliore tradizione folk celtica, dai severi influssi gotico-normanni, in alcuni tratti e dalle mistiche ballate naturalistiche, dai risvolti bucolici. Musica altamente estetizzata dalla spiccata elevazione spirituale, in cui primeggiano la tittle track "Dulaman" per voce, coro e arpa che fa subito intuire il grande fascino di cui è permeato il disco, ma il grande capolavoro è la sublime "Siuil a Run", non ho mai sentito pezzo più dolce e malinconico in vita mia, non ho altri riscontri degni di confronto, per descrivere l'immensa dolcezza di questo canto di Maire Brennan, vera e propria traslazione dell'anima celtica.

Non voglio andare oltre per raccontare "l'indescrivibile", ciò si annida fra le note che sono patrimonio assoluto dello spirito, che si avvarrà sopratutto delle vostre orecchie e della vostra mente, se voi lo permettete. Per quanto mi riguarda, ho avuto la fortuna di assistere quest'anno a uno dei tre concerti italiani degli incredibilmente in forma Clannad e devo dire che mai, esperienza musicale più toccante di questa, ha potuto arricchire la mia ormai pigra anima.

p.s. Scusate la mancanza degli accenti sulle vocali dei titoli in lingua gaelica.

Carico i commenti... con calma