Ciao ragazzi, oggi vorrei parlarvi, come sempre, di musica "minore" italiana, in un'ottica tuttavia maggiormente vicina al lettore di Debaser: dedicando questa pagina al rock e ad un gruppo di misconosciuti alfieri del genere nell'Italia di fine anni '80, inizio anni '90, per l'appunto Clara & Black Cars.

Composti da una brillante e fascinosa cantante con un solido background professionale, prima nel punk e poi nella dance della seconda metà degli anni '80, Clara Moroni (n. 1964), e da un gruppo di musicisti di varia provenienza e variamente legati all'entourage di un noto cantante emiliano, i Nostri licenziarono il loro primo album nel 1990, accompagnata da qualche passaggio televisivo di cui si è persa memoria.

Il nome stesso scelto dal gruppo ci svela come i Nostri tentassero una difficile, ma tutto sommato coraggiosa, sintesi degli opposti: unire il fulgore dello stile melodico latino ("Clara"), con l'incedere ossianico del rock anglosassone ("Black"... Cars), con in testa modelli come Blondie, Doro *******, da un lato, Van Halen e Judas Priest dall'altro.

A mio parere si tratta di una sintesi ben riuscita, che non ebbe il successo meritato forse a causa di un pubblico che, ai tempi, risultava molto meno avvezzo al genere di quanto non lo sia ora, e, forse, a causa di scarsa fiducia delle stesse case discografiche e dei distributori verso i Nostri, in un'epoca in cui la "Next Big Thing" del genere erano il John Mellencamp di Correggio ed i resti di un noto gruppo new wave fiorentino. C'est la vie.

Sotto il profilo musicale, i Black Cars se la cavano egregiamente, fondendo chitarre e tastiere memori del miglior rock da fm degli anni '80, con una sezione ritmica solida e mai eccessivamente protagonista, permettendo così a Clara di dominare i singoli pezzi con una voce sicura, avvolgente e sensuale.

Tutti i brani, piuttosto orecchiabili, raggiungono ampiamente la sufficienza, risultando particolarmente interessanti soprattutto per i testi e per le storie, di vita vissuta, che in essi si narrano: Clara sembra infatti tratteggiare, nei singoli bozzetti costituiti dalle varie canzoni dell'album, la figura di una riot girl, irriducibile ed orgogliosa, che tenta di farsi strada nella vita con passione, volontà e forza, cercando di raggiungere i propri obiettivi, pur consapevole del fatto che, spesso, si tratta di traguardi irraggiungibili o sogni, destinati a non lasciar altro dietro di sé.

Una figura femminile che si distacca dai clichè, ancora in voga nel pop italiano dell'epoca, della donna consacrata al focolare domestico, per divenire l'unica, autonoma, responsabile delle proprie scelte, come appare ben evidente nelle speculari "Che si fa" (l'inizio di un'avventura, e forse di un amore) e "Chi ha paura di chi" (la fine di un rapporto, destinato a lasciare macerie, che ognuno raccoglierà per la sua parte). La disgregazione dei rapporti viene descritta, non senza cinismo, in "Motel Proxima", quasi la cronaca di un amore rubato e clandestino, fra motel di provincia ed autostrade, in cui tutto è periferico, compresi i sentimenti e la stessa possibilità di un futuro felice.

Uno sguardo disincantato al mondo reale, ed un afflato verso l'infinito destinato a rimanere inconoscibile emergono, invece, nella splendida "Dove cadono le nuvole", in cui Clara constata, da un lato, la noia, il non senso dei giorni che passano, interrogandosi sul senso ineffabile delle cose, mentre, in "Vivo", i ritmi più incisivi di basso e batteria quasi descrivono il continuo trascorrere di giorni senza un perché, in cui la fretta e l'attivismo sono solo timidi palliativi per mascherare il vuoto delle cose.

In questa generale mancanza di direzioni e certezze, sembra che per Clara la vera bussola sia data dalla passione per la musica: "Quando suoneranno gli Stones" suona come una dichiarazione d'amore verso il rock, e parallelamente verso il wild side di ognuno di noi, quasi come ultima forma di resistenza verso l'omologazione di fronte ad una imminente apocalisse. "Sogni che (down in L.A.)", descrive con tenera lucidità le ambizioni di gloria di una musicista, l'America come terra del possibile che forse non potrà mai realizzarsi... un mondo di sogni, in cui forse non resta che chiedere alla polvere, come avrebbe detto qualche scrittore.

Dopo un altro - sfortunato - album, il gruppo si sciolse, per confluire nella band del noto cantante emiliano cui accennavo sopra. Clara canta ancora, ha una sua casa di produzione, e resta sempre fascinosa: non sarà divenuta una stella del rock, ma, forse, va bene; va bene così.

Polverosamente Vostro,

Il_Paolo 

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