E' curioso osservare in quali modi alcuni dei protagonisti della nostra canzone più militante abbiano reagito alla fine degli anni settanta e con quali diversità si siano presentati all'epoca nuova drammaticamente contraria. Tra questi, Claudio Lolli, non ha scelto nè la strada di un (forse) impossibile successo commerciale, nè quella della perseveranza a volte cieca nel mantenere un immutato approccio alla realtà. Se "Extranei" (1980) appartiene culturalmente ancora al decennio precedente e "Antipatici Antipodi" (1983) è probabilmente il frutto non maturato di un periodo di confusa dis/illusione, l'omonimo del 1988 (non si sa perchè spesso viene datato 1985) segna il vero passaggio a una fase compositiva nuova.

Non era facile cantare in questo modo negli anni ottanta. Ma qui Lolli infila un capolavoro dopo l'altro in un LP che all'epoca (e oggi più o meno) passò del tutto inosservato.  E' la fine del cinema muto, è il momento in cui gli 'extranei' di quasi dieci anni prima, gli esiliati, gli stranieri in patria narrati in antipatici antipodi, si ritrovano necessariamente a sopravvivere al loro meglio. Che è l'unica e la più triste delle possibilità. Eccoli preoccupati di un nuovo 'dio che tutti adorano' in attesa di un futuro che 'farà l'effetto di una bomba', piombati nella 'terra di nessuno tra l'angoscia e Gorbaciov' cercare di dormire 'insieme almeno dieci settimane' chiaro riferimento a uno dei film culto di quegli anni patinati e ottimisti. Eccoli tra vizi e aspirine per sopravvivere 'a un mondo che ci procura solo noia' a un 'incrocio dei venti dove siamo caduti per caso in anticipo o forse in ritardo'Tutte le tracce dell'album viaggiano con molto impegno ma altrettanta leggerezza su questi nodi, focalizzandosi  a volte sui rapporti di coppia, o sul mondo della scuola vissuto da Lolli in prima persona nella conclusiva 'Via col vento'. Fotografie di un epoca dell'anima sostenute da melodie riuscite ed eleganti con arrangiamenti che non risentono in maniera troppo fastidiosa dei suoni tipici dell'epoca e soprattutto molto precisi e 'centrati' sui pezzi. Dopo 'Gli zingari' credo sia l'album di Lolli maggiormente riuscito da questo punto di vista. Quello che c'è attorno alle canzoni può piacere o non piacere ma è esattamente come dovrebbe essere.

Un album difficile ma non ostico poichè per chi ama il genere può essere ascoltato con piacere anche prima di riuscire a metabolizzarlo del tutto. Curiosa la copertina (purtoppo non ho assolutamente idea dell'autore del disegno) con una volpe e una pecora in una sorta di osteria medievale...

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