A molti questo nome non dirà niente. Anche perché le produzioni del mondo progressive sono tante, e tante volte non è facile districarsi, né tantomeno seguire tutti i gruppi.
Questo è un concept album datato 1994, il secondo della discografia della band, che, tra le altre cose, non è poi così ricca: quattro dischi in quattordici anni di attività possono sembrare pochi... e invece si nasconde proprio in questo particolare un grosso pregio, che rivela la passione di un gruppo di amici per la musica, il suonare principalmente per passione, fuori dal giro delle major discografiche, dagli obblighi di lavorare con scadenze prefissate ed obbligate, dalle nevrosi del successo a tutti i costi.
Non si guadagnano in questo modo la pagnotta, lo si intuisce. Ma se il mondo musicale potesse ragionare ancora così, probabilmente le nostre orecchie si sarebbero risparmiate molte schifezze!
Non aspettatevi di sentire qualcosa di strabiliante, dunque. Qui non si inventa nulla di nuovo, non c'é la benché minima intenzione di rivoluzionare o stravolgere il panorama musicale ed il genere che propongono. Anzi. Queste tredici tracce scorrono in maniera così omogenea e semplice che è una meraviglia ascoltarle! Perché è proprio la semplicità il loro punto di forza.
Ammetto che il cantante non ha una pronuncia inglese eccellente, tradendo le chiare origini svizzero-italiane dei nostri. Ammetto anche che scopiazzano un po' da questo e un po' da quello, se proprio vogliamo addentrarci in facili paragoni. Possiamo trovarne tanti di difetti se ci mettiamo a fargli le pulci. Sicuramente non troviamo mai sbavature, momenti in cui qualche musicista sia portato a strafare (anche perché il cantato copre una buona percentuale sul totale), perché, fondamentalmente, non hanno voglia di dimostrarci nulla, non ci sono sfide, lasciano la vanità agli altri.
Insomma, se guardiamo il complesso, possiamo riconoscere più meriti che pecche a questi ragazzi. Non me la sento di consigliarlo a chi pensa di avere già ascoltato tutto del genere in questione. Per chi, come me, ricorda con molta nostalgia la musica di quegli anni, ma soprattutto del decennio precedente, sarà sicuramente una bella scoperta e una riscoperta di quel sound che, ormai in tanti, credono obsoleto e vuoto come tutti gli anni '80.
Termino segnalando "No Place For Flowers", il pezzo migliore e più strutturato di tutto il disco, diviso idealmente in due parti, "Darkness" e "Return Of The Light".
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