"E' una cosa grossa uccidere un uomo: gli levi tutto quello che ha.. E tutto quello che sperava di avere."

William Munny è un uomo cattivo. Un gran bastardo, figlio di puttana. Potrebbe uccidervi tutti: vecchi, donne, bambini. Ma l'ormai stagionato Munny ha spento la scintilla di violenza e sangue nel suo sguardo di ghiaccio, e seppellito da tempi lontani quel killer feroce, spietato. E' riuscito a rifarsi una vita all'ombra d'una misera fattoria, con i suoi due piccoli figli, maiali e galline a cui badare nonostante l'amata moglie morta di vaiolo. L'unica che sia riuscita a strapparlo da un passato di crudele e temuto assassino, e dal vizio del bere che sovente lo tramutava in ‘belva' durante rapine e fughe. L'unica persona in grado di redimerlo, dal percorso segnato di efferato bandito. Dopo anni, l'occasione di tornare alle antiche gesta si presenterà dinanzi a W. Munny sotto forma di mille dollari: la ricompensa (da spartire con altri due ‘soci') per vendicare una prostituta sfregiata e picchiata da cowboy vigliacchi. Quei soldi rappresentano molto per il futuro dei suoi bambini, e Munny (impolverato dal tempo e da una vita ‘normale') parte verso Big Whiskey, nel Wyoming, con il vecchio collega di colore Ned Logan (interpretato da Morgan Freeman) e il giovane pistolero, inesperto e miope, Schofield Kid. Nella piccola e tranquilla cittadina troveranno ad attenderli l'autoritario e sadico sceriffo Little Bill Daggett (uno strepitoso Gene Hackman, premiato con l'oscar), con i suoi sgherri. Sarà un bagno di sangue.

Il crepuscolo del ‘vero' e sporco West, dei molti (anti)eroi che l'hanno attraversato e del ritratto falsamente epico e moralista, denso di stereotipi e folklore, di un mondo in realtà infame e vile. Un mondo in agonia, stanco e cupo, quello in cui si trascinano l'ex bounty-killer Munny e gli altri ‘sopravvissuti': tutti con le sfumature del grigio, nulla è bianco o nero. Nessun personaggio è davvero ‘buono', e nessuno completamente negativo. L'epica western, il suo alone tramandato di storie e figure leggendarie, è una menzogna: anche nel selvaggio e ‘mitico' West la violenza era spesso insensata, e il romanticismo di ‘duelli al sole' o ‘sfide all'Ok Corral' andavano a farsi benedire nella codardia di figure meschine e riprovevoli. Nei colori scuri di una vivida fotografia, nei volti scolpiti nella pietra il regista Eastwood demistifica e cala definitivamente il sipario sull'epopea Western. Esemplari, a riguardo, la dura lezione al celebre pistolero ‘English' Bob (Richard Harris) da parte di Little Bill; e quella di cronaca ‘pura' dei fatti al mediocre scrittore ansioso di mitizzare qualsiasi squallido avvenimento. Forse Leone fu il primo a compiere una decisa inversione a u sulla classicità del racconto western, sicuramente ‘Il mucchio selvaggio' di Peckinpah fu tappa fondamentale nel processo di revisione antieroica e ultra-realistica del vecchio West. Clint Eastwood aspetta qualche decennio per interpretare, con il peso degli anni addosso, William Munny e dirigere ‘Gli spietati'.

Una riflessione amara e lucida, nel fango e polvere dell'America di saloon e sconfinate praterie al tramonto. Un film sulla violenza, e le sue tragiche conseguenze: non esistono innocenti in un mondo che non perdona, è la vita a farti sputare tutto il male che hai dentro. Si uccide per poco, qualche soldo, per vendicarsi, sopravvivere o togliersi per un solo istante il demone che hanno intorno. Supportato da un cast magnifico, Clint firma un moderno capolavoro del più classico dei generi cinematografici; memore sia dell'occhio ‘sovversivo' e mai compiacente dei suoi maestri Sergio Leone e Don Siegel, che del respiro immenso e totale negli spazi infiniti, nel valore dell'amicizia virile e solidale di John Ford e Hawks. ‘The unforgiven' (‘coloro che non hanno perdono', titolo originale) ebbe un grande successo, quando uscì nel 1992, e vinse premi come il Golden Globe, National Film Critics Award, Director's Guild e quattro statuette agli Oscar su nove candidature (tra cui miglior film e regia).

Indimenticabili i caratteri della grande sceneggiatura di David Webb Peoples: come Frances Fisher (all'epoca compagna di Eastwood), che interpreta la tenace tenutaria del bordello, Strawberry Alice. E lo sguardo dolce, immacolato a dispetto del fattaccio, di Faith (‘credere' ancora quando speranza e dignità sono calpestate dal più forte), la puttana vittima di rabbia e frustrazione incontrollata dei due uomini. Niente è gratuito, inutilmente agiografico nelle cicatrici del pestaggio a Munny, nel sangue che bagna il volto umiliato dalla legge impietosa, a Big Whiskey, di Bob l'Inglese e nel corpo massacrato dalle torture e botte di Daggett del povero Ned Logan, ed esibito in una bara come barbaro e macabro monito al ‘killer' in circolazione. Un universo di anime perse alla deriva, la fine del Vecchio Mondo dove l'onore non aveva regole precise, o non le aveva proprio. ‘Motion pictures' di Neil Young sarebbe il commiato ideale al tono crepuscolare di questa storia tragica (fu scritta per Carrie Snodgress, compagna del rocker canadese nei Settanta, e attrice nel ‘Pale rider' eastwoodiano).

‘Gli spietati' è l'ultimo, definitivo film Western. Quel luogo in cui di solito sparavano alle spalle. Quel luogo in cui il viso sfregiato di una ragazza poteva valere qualche cavallo. Un lurido posto, fare un torto grave a William Munny equivaleva a spedirti dritto all'Inferno. Bastava un pò di whiskey, e quella scintilla tornava a brillare nei suoi occhi ora impenetrabili. Nella sua mano salda sul fucile. Perché W. Munny è un uomo cattivo, e non riuscirà la pioggia pesante nella notte a lavarvi dei vostri peccati.

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