Tornano i Clutch, storica band americana (esiste pure un gruppo dance italiano con questo nome) attivo sin dai primi anni novanta.
Non sono quindi dei giovinetti. E si sente. Rockano e suonano che è una libidine. Il loro ultimo album mette ancora più in evidenza le influenze seventies già mostrate nei loro precedenti album (per la cronaca, una miriade!).
Su "Robot Hive/Exodus" l'organo si fa sentire molto di più, ricoprendo il sound di polvere, catapultando l'ascoltatore direttamente nel deserto dell'Arizona o giù di lì! Eppoi arriva la voce... Semplicemente stupenda! Neil Fallon, l'uomo con più whisky in corpo e sigarette fumate che la storia ricordi. Solo un tipo così può costruire una melodia intorno a un codice binario ("10001110101", semplicemente groovy!). E quei riffs così catchy, supportati da un lavoro ritmico con i controfiocchi, fan venir voglia di imbracciare uno strumento ed iniziarlo a suonare...! Ogni tanto compaiono pure delle congas ed altre percussioni qua e là ad arricchire ulteriormente un sound già pieno ed avvincente!
L'input di "Gravel Road" trasforma tutto ciò che circonda l'ascoltatore in un immenso campo di cotone, da qualche parte, nel Delta. Per poi ripartire in un selvaggio rock strascicato ed abbondante, con chitarre e organi a fare da contraltare. Chiude l'album "Who's Been Talking?" con l'anima di John Lee Hooker a benedire il tutto.
Amen.
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