Lo street punk e l'Oi!, ovvero: i generi che, secondi solo a certe frange dell'heavy metal, rappresentano la ferocia belluina fatta musica. E i Colonna Infame SH non fanno eccezione. Ma facciamo un passo indietro.
Fine anni '90. In Italia l'hardcore et similia, sull'onda di Nabat e Negazione, continua a tirare fuori band di alto livello, mentre parallelamente il power metal dei Rhapsody e compagnia e l'hip hop/rap di gente come Bassi Maestro e - poco dopo - Caparezza, iniziano a andare per la maggiore, almeno in certi ambienti. Al livello internazionale, metal e punk stanno vivendo un periodo di crisi, con entrambi i generi ormai privati della forza del passato e con un futuro incerto davanti a sé.
E poi un'altra cosa: la politica. Sono gli anni in cui l'Italia, "uscita" dalle buie faccende degli anni precedenti, si affaccia al nuovo millennio; il '68 ormai viene mitizzato, le controculture stanno cambiando e si affaccia un nuovo modo di fare politica, più "commerciale" e "televisivo". E in questo ambiente, stanchi, incattiviti, tra l'asfalto bollente e grigio e il sole che spacca le pietre di Roma nascono loro: Colonna Infame Skinhead.
Il loro messaggio è chiaro: basta cazzate, finiamola con l'estetica da fattone, facciamo qualcosa di concreto in politica. Astiosi verso i fascisti, astiosi verso la politica venduta, astiosi verso i fricchettoni, soprattutto. Stoici e quadratissimi, spietati, insensibili, grezzi e brutali.
"Nessuna pietà" è un violento attacco contro la droga e gli ambienti ad essa collegati: sì, anche chi ci è caduto, perché "nel nostro sistema c'eravamo anche noi, ma siamo ancora qui e non siamo certo eroi". Oppure pensiamo a "Ferro e fuoco", non entusiasmante musicalmente, ma che si scaglia esplicitamente contro i quattro nemici dei Colonna: celerini, borghesi, fascisti e fricchettoni. Di una brutalità disarmante "Tu non sei dalla mia parte", in cui i nostri sXe/SH si scagliano contro chi della politica ha fatto un passatempo, senza entrarci veramente, messaggio affine a quello della fantastica "Punk è moda" (da segnalare la feroce cover degli Impatto HC). L'odio e la lucidità sono invece le affilate armi protagoniste di "Ancora in piedi", che critica i "cervelli lobotomizzati". Testi ripetitivi ma efficaci, con le giuste parole e anthemici quanto basta. Musicalmente, non sono certo dei Malmsteen né dei Megadeth, ma a più riprese dimostrano di saper trovare le giuste soluzioni melodiche, per quanto "melodico" sembri un paradosso da dire.
Che senso ha ascoltare oggi questa band? Una band che tante volte commette nei suoi testi lo stesso errore che condanna, ovvero la superficialità; i tempi sono cambiati, i collettivi hanno dimostrato di cosa sono capaci ed è ormai innegabile che anche un figlio di papà possa avvicinarsi alla politica. Eppure, per certi ambienti la strada sul piano ideologico è ancora lunga da fare e a volte sarebbe necessario ragionare ancora su quanto la droga rappresenti ancora un elemento a volte più importante della politica stessa per certi fricchettoni, su quanto i collettivi e gli studentelli debbano farne di strada quanto a fondatezza effettiva degli ideali e su quanto la cultura alternativa si arrotoli su sé stessa auto compiacendosi. Senza dimenticare, ovviamente, gli attacchi a testa bassa contro poliziotti guerrafondai e borghesi inamidati, per non parlare dei neofascisti. Per tutti gli studenti e tutte le studentesse che si avvicinano alla sfera politica non sentendosi del tutto in sintonia con gli hippie di oggi, senza fare mai generalizzazioni neanche contro collettivi fricchettoni e affini ma col bisogno di sfogarsi contro chi non conosce la differenza tra un'assemblea e una canna, sempre tenendo conto dell'ambiente in cui la band nacque, al fine di comprenderla meglio. I Colonna Infame hanno fatto storia. E al ragazzino che si sta avvicinando alla politica, con simpatia per i collettivi ma sospetti verso il fumo, che mi racconta che hanno fatto ascoltare i P38 dico "lascia stare questa merda, sentiti i Colonna Infame".
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