Nel multiforme universo sonoro della "Rap Music", si è più volte assistito alla ribalta di artisti, che, con i loro modi di fare e produrre musica, sono riusciti a pubblicare lavori pionieristici ed innovativi, nonchè di grandissima influenza per le successive generazioni di MC e produttori di mezzo mondo.
Personaggi come EPMD, De La Soul, A Tribe Called Quest e Wu-Tang Clan, sono tutt'oggi presi come esempio e fonte d'ispirazione, per le loro intuizioni un tempo geniali, da tutti coloro che, lanciando un occhio ai traguardi del passato, partecipano, oggi, al rinnovamento di un genere in costante evoluzione.

I Company Flow, al pari dei sopracitati mostri sacri, hanno contribuito, con i loro album atipici e seminali, a rivoluzionare fortemente il Rap, tramandando ai posteri una nuova figura di "underground artist", che, ancora ai giorni nostri, non smette di raccogliere nuovi adepti.
Il gruppo si forma a New York, nella prima metà degli anni '90, fondato dall'eclettico MC e produttore Jaime Meline (alias El-P) e dal DJ Mr. Len. I Company Flow, nella veste originaria di duo, registrano, per l'etichetta Libra, il singolo "Juvenile Techniques", che finisce per essere molto apprezzato da un impiegato della Libra (guarda caso, Bigg Jus...), che prima istaura con loro un rapporto di amicizia, e poi diviene il secondo MC dell'organico. Il fresco trio termina nel'95, così, il suo primo album "Funcrusher", totalmente autoprodotto, e finanziato esclusivamente con i lavori part-time dei vari membri. Il disco riceve subito ottimi riscontri nel sottosuolo newyorkese, accompagnato dal magnifico singolo "8 Steps To Perfection", e inaugura una vera e propria lotta tra le varie case discografiche disposte a mettere El-P e compagni sotto contratto. La spunta la Rawkus Records, etichetta indipendente, per la quale il gruppo realizza alcune tracce bonus, che ampliano l'album d'esordio, giungendo alla pubblicazione, due anni dopo, del definitivo "Funcrusher Plus" (Rawkus Records, 1997), lavoro straordinario e spaventosamente "avanti" per i tempi, che arriva finalmente a ricevere la meritata visibilità
Ben presto, tuttavia, dissidi interni minano la stabilità raggiunta, portando all'abbandono di Bigg Jus. Dopo lo spiacevole evento, i due superstiti, El-P e Mr. Len, decidono di dedicarsi interamente alla sperimentazione musicale, mettendo momentaneamente da parte le liriche, e ultimano ben presto "Little Johnny From The Hospitul: Breaks And Instrumentals, Vol. 1" (Rawkus Records, 1999), che segna un'ulteriore maturazione dei nostri, una maggiore cura per il mixaggio e la qualità audio, oltre che una netta apertura delle loro sonorità a nuovi orizzonti musicali.
L'album, nelle sue sedici tracce, approfondisce ulteriormente l'avanguardistico mix di suoni distorti e beats irregolari proposto con "Funcrusher Plus", smussando in molte occasioni le spigolature più indigeste, senza per questo peccare d'incoerenza o banalità: i Company Flow non si sono venduti, sono semplicemente cambiati e, soprattutto, cresciuti.

Si parte subito, quindi, con il deviato caleidoscopio sonoro di "Comp", e della successiva "Suzy Pulled A Pistol On Henry", sorta di "Bad Touche Example Pt. 2" (il ragazzino, che lì era molestato, si prende qui la sua bella rivincita...), per giungere, poi, al funk allucinato di "Friend Vs. Friend", che farà impazzire i maniaci del diggin', per via dell'ipnotico campione "rubato" alla colonna sonora del cult-movie "Vampyros Lesbos", di Jestus Franco. Spettacolare. Gli acidi innesti elettronici di "Linoleum" spingono addirittura all'headbanging, mentre "Bee Aware", e, soprattutto la straniante "Workers Needed", riportano l'ago della bilancia verso i classici battiti sghembi ed irregolari, tanto cari ai fan della prima ora. Dopo il breve interludio "# Nine" si incontrano dapprima "Gigapet Epiphany", dall'arrangiamento ricco e ridondante, e subito dopo "8MS Digital", forte di un sound minimale e coinvolgente al tempo stesso.

Le ritmiche robotiche di "No Lock" lasciano subito il passo alla cupa "Shadows Drown", uno dei momenti più riusciti dell'intero disco: quattro minuti di viaggio cupo e visionario tra i sotterranei di una moderna metropoli, tra suoni d'acque limacciose e distorti samples vocali, da brividi. I continui cambi di registro di "Worker Ant Uprise" alternano con equilibrio vuoti e pieni, lo skit "Indelible Hybrid" contamina le metriche di batteria fuori tempo di "The Fire In Which You Burn"con scratches e sovraincisioni, e "World Of Garbage" vira verso lentezze dal vago saporre "trippy". Niente male. C'è ancora tempo per i grooves storti della ritmata "Black Out", e i deliri lisergici della conclusiva "Happy Happy Joy Kill", che confermano ulteriormente il talento dei Company Flow ed il loro personalissimo gusto musicale.

Nonostante i pareri discordanti da parte della critica e dei sostenitori di vecchia data, poco esaltati dal cambio di rotta intrapreso dal gruppo, "Little Johnny From The Hospitul: Breaks And Instrumentals, Vol. 1" resta un lavoro pregevole, privo di sostanziali cali di di intensità, e fruibile da un pubblico sicuramente più vasto, rispetto all'ermetico "Funcrusher Plus": un'evoluzione davvero da applausi, e che mette d'accordo tutti, sia i fan dei 4/4 della doppia H, che gli ascoltatori meno allenati, o, semplicemente, curiosi.

Voto: 4, 5-5/5

Carico i commenti... con calma