Conjure One alias Rhys Fulber, un nome che, ne sono certo, a molti di voi dirà molto più che al sottoscritto; della sua vasta produzione conosco, per ora, solo questo disco, quindi saltiamo pure convenevoli, introduzioni e presentazioni varie: "Extraordinary Ways" del 2005 l'ho scoperto per puro caso, ci sono inciampato sopra, per così dire, ed è stata una gran fortuna. Parliamo di accattivanti commistioni tra pop ed elettronica d'atmosfera, di strutture che si ripetono ma con intriganti variazioni sul tema, di un sound raffinato ed immaginifico, molto ben definito; parliamo, in ultima analisi, di un lavoro in cui si percepisce immediatamente la mano di un abile "architetto" del sound, un produttore/compositore con un progetto ben definito in mente. Non solo canzoni, non solo strumentali ma un insieme armonico, un "compromesso" furbo e accattivante.

Prendiamo "Endless Dream", l'episodio di punta tra quelli radiofonici: è grazie a questa canzone che ho conosciuto l'album, un esempio perfetto di composizione pop e, soprattutto, non un vertice isolato ma una "presentazione" impeccabile, che mette in mostra in una forma particolarmente immediata e potente molte caratteristiche vincenti di "Extraordinary Ways". Innanzitutto un sound relativamente sobrio e minimale, definito da chitarre sia elettriche che acustiche più che dall'elettronica, e la voce in primissimo piano; Poe, cantautrice americana di origini polacche, regge magnificamente la scena offrendo una performance di grande impatto, strofe calme ed esplosione nel refrain, che evidenzia armonie vocali di gusto middle-eastern. La fusione tra sonorità minimal-futuristiche e suggestioni arabeggianti è un po' il leitmotiv dell'album, "Forever Lost" ne è probabilmente l'esempio più lampante, e la struttura di "Endless Dream" si ripete in tutte le canzoni propriamente dette, ma senza mai scivolare nella piattezza: "Face The Music" ad esempio propone sonorità molto più ballabili e synth-driven, "One Word" un'intrigante e lievemente malinconica power-ballad elettronico-acustica, così come "Extraordinary Way", che però ha un'energia più positiva. Queste cinque canzoni sono un po' come la stessa scultura osservata da diverse angolazioni e con diverse illuminazioni; si percepisce una piacevole sensazione di ciclicità che accentua ulteriormente il feeling a metà tra concept e colonna sonora che trasmette "Extraordinary Ways".

La più grande sorpresa è sicuramente "I Believe", cover dei Buzzcocks cantata da Rhys Fulber in persona: tra percussioni in grandissima evidenza e voce filtrata ne esce fuori un rifacimento ben riuscito e originale, che si integra molto bene con il resto del disco, con il tocco di classe del chorus/tormentone "there is no love in this world anymore" che suona riverberato e ultraterreno, un po' in stile Klaus Nomi: un perfetto uso degli effetti vocali, che prosegue anche nei sette minuti semistrumentali di "Beyond Being", un lentissimo crescendo basato su un semplice arpeggio acustico, con beats ed effetti elettronici che si alternano in una marcia cadezata, intervallata ciclicamente dalla voce filtrata del deus-ex-machina che ripete, come una litania, il titolo del brano. Un momento molto spirituale, con una struttura semplice e di impatto, e forse l'episodio più emblematico del lato strumentale di "Extraordinary Ways", caratterizzato da atmosfere dilatate e contemplative, che contraltano armoniosamente con la vitalità e la carica emotiva degli episodi pop; si potrebbe parlare di chiaroscuri ma mi sembra un termine grossolano e abbastanza inadatto, il contrasto non è luce/ombra ma emozione/riflessione, qualcosa di più complesso. "Pilgrimage" e "Dying Light" non si discostano più di tanto dall'archetipo di "Beyond Being", nella prima è una linea di piano a reggere la scena e il crescendo è molto più esplosivo e cinematografico, la seconda, cantata in arabo con ampio dispiego di vocalizzi, è un tripudio crepuscolare, intenso e dolente, che trova una conclusione nella più calma e pacifica "Into The Escape", epilogo di tutto l'album, che sfuma così, in un'atmosfera di surreale quiete, un arpeggio contornato da cori elegiaci e fiati mediorientali, che sublima infine in un breve ed intenso assolo elettrico.

Profondo e meditato giudizio critico: fiiischia che disco! Sintetico, chiaro e inequivocabile, cosa volete di più. Seriamente, "Extraordinary Ways" è un album che consiglierei a chiunque, secondo me ha un fascino "trasversale" che può fare presa sui più diversi tipi di ascoltatori; nonostante le sue componenti world music e l'ampia presenza di atmosfere ascetiche l'impressione generale è quella di un album avveniristico nel suo minimalismo magniloquente (ossimoro, ma tant'è). In linea teorica non sarebbe un concept, non c'è un comune denominatore tematica, eppure risulta così fluido e scorrevole da sembrare tale, e in fondo l'ipotetica storia, le immagini "filmiche" da associare a questa colonna sonora ce le si può sempre inventare di sana pianta, "Extraordinary Ways" ha anche quest'altro effetto positivo, stimola la fantasia e l'immaginazione, almeno per me.

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