Per una più corretta e completa comprensione di quanto segue, e prima di proseguire nella lettura, è indispensabile prendere visione del seguente filmato.

Sarò sincero, fino a poco tempo fa non avevo la più pallida idea di chi fosse Connie Talbot. Non che ci fosse molto da sapere riguardo una bambina di sei anni appena, ma a volte può capitare che nella rete di uno di quei cosidettti talent show, che da qualche anno a questa parte imperversano in lungo e in largo, rimanga impigliata una vera e propria sirenetta.

Certo a rimanere sbalordito e senza parole dopo la sua audizione non devo essere stato il solo, a giudicare dalle espressioni e dalla commozione della giuria intera, fino ad allora troppo intenta a rigettare in acqua scarpe rotte e rottami arrugginiti per prendere seriamente in considerazione il provino della piccola. In fondo nessuno si sarebbe mai aspettato che un dono così grande si potesse celare dietro un così tenero angioletto. Eppure, non appena la piccola Connie comincia a cantare, il suo talento si dispiega in tutta la sua disarmante grandiosità, e sembra addirittura di sentire, in sottofondo, il sussurrio di calici di cristallo ad accompagnarla.
I genitori si accorsero delle sue enormi potenzialità quando, al funerale della nonna materna, la piccola intonò un'eterea "Over The Rainbow", che la nonna era solita cantarle ogni sera prima di rimboccarle le coperte. Fu proprio grazie a "Over The Rainbow", suo cavallo di battaglia, che la piccola Connie, nonostante non avesse mai ricevuto lezioni di canto, riuscirà ad accedere alle finali del "Britain's Got Talent 2007". Verrà però sconfitta dal "Nessun Dorma" di Paul Potts, tenore inglese considerato da molti in patria - a torto - il nuovo Luciano Pavarotti.

La parte agghiacciante di tutta questa vicenda - oltre ai sospiri del pubblico durante l'audizione della piccola - è la promessa, a spettacolo concluso, di poterle far guadagnare nell'arco di un solo anno la bellezza di un milione e forse più sterline. Viene così registrato in fretta e furia questo "Over The Rainbow", una serie di classici reinterpretati, da "Imagine" a "I Will Always Love You", da "Three Little Birds" a "What A Wonderful World", al quale viene affiancata una tourné promozionale in Asia.

Anche ad un primo ascolto disinteressato però, quello che risulta subito evidente è che qualcosa si è incrinato. L'incantesimo sembra svanito, la magia spezzata, come ad un cigno cui vengono rotte le ali. Questa però non vuole certo essere una recensione del disco in senso lato. Quello che mi ha spinto a scrivere queste righe d'istinto, per di più di un genere così antitetico, è stata una fastidiosa sovrapposizione nella mia mente tra flash-back e flash-forward: quelli di una Britney Spears bambina e di una Connie Talbot adolescente. In fondo il presente tutto rosa e fiori della piccola Connie ricorda molto da vicino il passato della starlette americana, oggi più che mai in balia dei propri fantasmi. Il confine fra i due mondi è piuttosto labile e il rischio di essere fagocitati dall'industria musicale è molto alto, a prescindere dalle doti di cui si dispone. Gli stessi talent show sembrano molto più interessati a creare personaggi piuttosto che a scovare realmente nuovi talenti. La paura è che l'infanzia e l'innocenza di Connie vengano date in pasto ad un pubblico adulto e perbenista che vede il lei la personificazione della figlia perfetta e della bambina modello, lo stesso pubblico che sottolineava con sospiri compiaciuti ogni sua piccola smorfia.

A oggi Connie ha firmato un contratto per la Rainbow Recording Company, l'etichetta che ha prodotto il suo primo disco, e con la Data Design Interactive per la realizzazione di un videogioco musicale. I genitori rivelano anche però il manifestarsi nel carattere della piccola di un lato nuovo, fino ad allora sconosciuto, ora che forse le spallucce alla domanda "do you want to be a famous singer?" sono soltanto un ricordo.

Sentiremo ancora parlare in futuro di Connie Talbot? Sinceramente, spero di no.

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