Per un sempliciotto come me, Metal e Svizzera nella stessa frase sono sinonimo di due nomi: Celtic Frost (e tutti i progetti correlati) e Coroner. Laddove i primi sono stati forse la band più importante per l'evoluzione del metal estremo nei primi anni Ottanta, senza scordarsi di quei pionieri dei pioneri che furono gli Hellhammer, i secondi erano i loro roadies, ma soprattutto un gruppo favoloso che ha saputo elevare il Thrash metal tecnico a vette che pochissimi altri hanno toccato. 32 anni, 32 lunghi anni sono passati da quello che fino a ieri era il loro ultimo album, quel Grin che sublimava il Thrash come al termine di una triade hegeliana, destrutturandolo e contorcendolo in un capolavoro unico; fino a ieri perché proprio oggi gli svizzeri sono tornati col loro primo album post-reunion, Dissonance Theory.
In questi anni, il Death e il Black metal dissonanti sono stati codificati come veri e propri generi, ma non è questo che abbiamo per le mani: la sesta fatica in studio dei Coroner è una fusione tra Mental Vortex e lo stesso Grin; una fusione riuscita molto bene, perché i nostri non fanno le cose a casaccio e ci mettono sempre passione e molta cura: si ascolti a tal proposito la loro cover di I Want You dei Beatles, talmente devota e rispettosa dell'originale da lasciare intatto anche il finale aperto.
Ci accoglie una cover in fedele stile Coroner, con quella via di mezzo tra DNA e scheletro che a ottobre ci sta molto bene. Dopo un'intro spettrale, elemento classico di un album Metal estremo, parte lo spettacolo di Consequence, con un riff che mi ricorda uno di quelli di Paralized, Mesmerized; 32 anni che sembrano molti di meno, con la solita voce inconfondibile, il semi-growl angolare e rasposo di Ron Royce e le prodigiose trame chitarristiche di Vetterli, col "nuovo" drummer Diego Rapacchietti che rispetto a Edelmann decisamente non sfigura. Sassate che suscitano la gioia di ogni orecchio metallaro, inframmezzate però da passaggi più placidi che strizzano l'occhio a Grin e mi ricordano la sapiente arte dei Sepultura. Sono queste le coordinate su cui si muove Dissonance Theory, tra una sezione di batteria su Crisium Bound fedelmente ripresa da Divine Step (Mental Vortex) e il Thrash duro e puro su Symmetry con cui creare una finestra nel muro a suon di headbanging. Un album che sa alternare intensità e un Thrash metal che è il caso di definire atmosferico; al termine di Trinity si può addirittura udire un piano, il tutto a conferma che questi vecchietti sanno ancora mangiarsi a colazione tante band di pivelli e non sanno sbagliare un colpo quando si tratta di portare il Thrash in nuove direzioni, un po'come ad esempio i Celtic Frost col sottovalutato Vanity/Nemesis. Suggella il tutto Prolonging, con alcuni sussurri che riprendono quelli iniziali: il cerchio si chiude, come in ogni opera che si rispetti.
Siamo nel 2025; you can't kill rock and roll, cantava il compianto Ozzy, e un'altra istituzione, l'immortale Neil Young, lo ha ricordato a tutti: rock'n'roll can never die... non do il voto massimo perché talvolta spunta un po'di muffa, ma possiamo dirlo: i Coroner sono tornati.
Alla prossima, con un sentito ringraziamento a de Marga per la segnalazione.
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