Corrado Rustici, per chi non lo sapesse, ha bisogno di poche presentazioni essendo stato molto apprezzato, per ciò che concerne la sua proposta musicale, negli States, nonché per essere stato il produttore di alcune realtà di casa nostra, i Negramaro (belah!), Elisa e Claudio Baglioni, tanto per citarne due a caso.

Dopo 11 anni dal suo primo lavoro, si ripropone con questo suo secondo disco "Deconstruction of....." dal titolo chilometrico, col compito, davvero arduo, di dimostrare al mondo intero la bravura del chitarrista napoletano che non vuole mostrarsi come un guitar hero dei giorni nostri ma come un artista "postmoderno decostruito", ossia, non più come produttore ma come musicista nel senso più lato del termine.

Ed è già l'opener "Eros"a farci sognare e a mostrarci il lato più "ballerino" di Rustici. Un'ottima strumentale danzereccia, davvero ben costruita con i suoi fraseggi ed i suoi assoli. Tuttavia, l'album non è un concentrato di composizioni strumentali alla "Joe Satriani", tanto per intenderci, ma alterna pezzi meramente strumentali, laddove il chitarrista vuol far emergere la sua bravura e la sua tecnica, a pezzi cantati nei quali sono le "guest star" a fare la differenza, come nella successiva "Rage And Dust" cantata interamente da Elisa e dalla sua stupenda voce, che ben si amalgama con le melodie costruite dalla chitarra di Rustici.

E così si procede con u'altra strumentale "Lazarus Pain" dai toni più pacati alla tristissima "Maledette Stelle" cantata dai Negramaro che riescono a non farmi venire la diarrea. Sarà la magia e le atmosfere create dall'artista che dal basso dirige l'orchestra, non so, ma riesco ad apprezzare l'intervento di un gruppo che ho sempre odiato in un album di stupenda musica rock-pop; musica che ci delizia con "Bodega Boy" dove la chitarra sembra parlare e fischiare assieme ai ritornelli" ma che non sempre riesce a mantenere gli ottimi standard. Viziati, oramai, dalla prime cinque composizioni si scade un po' nell'autocompiacimento quando si ascolta una strumentale come "Tantum To Blind", davvero troppo tecnica, quasi a voler dimostrare che "sono veramente bravo, mica bao bao, micio micio!".

Ma va bene così, in fondo la song non è male. Così come l'intero disco. Inutile procedere con una intera track bay track anche perché lo standard è questo. Troverete, quindi, nomi illustri (oltre ai già citati Negramaro ed Elisa, ci sono Allan Holdsworth , Fabio Properzi e Paul Mccandless) tutti itnenti a donare quel tocco di magia in più che serve a rendere un ottimo album un meraviglioso album d'autore.

Da ascoltare chiusi in camera, da soli coi propri pensieri, poiché contiene ottime gemme dal sapore riflessivo.

Un ottimo esempio di musica nostrana. Da avere.

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