Questo pesante blocco di travertino, già ben recensito da @Macaco e difficile da digerire per me che sono comunista è, ed era prevedibile, un'opera che presenta aspetti su cui è giusto riflettere, meditare, fare anche un "mea culpa" e discutere. Fino a quando però la storia perde in qualità e contenuti sfociando in grevi ombre gratuite e contraddittorie, gettate per il solo gusto di rendere il soggetto in questione come un macchina adatta solo a produrre cadaveri. All'uopo sono state scritte opere in aperta polemica con questo libro che ne evidenziano i tanti aspetti controversi. Per non dire che alcuni autori sono arrivati addirittura ad ammettere alcune esagerazioni.

Ho dato un voto medio all'opera per coerenza. Non si può tacere o tergiversare timidamente sui crimini commessi dalla falce e dal martello. I dati sono agghiaccianti, le descrizioni raccapriccianti e la ricerca, (gli autori sono ricercatori del CNRS o prestigiosi docenti universitari) è stata minuziosa ed efficace. Ma c'è Comunismo e "comunismo" e spesso, anche troppo, in questo libro si vuole confondere il secondo con il primo. E' inutile che stia qui a dichiarare per l'ennesima e pedante volta che esistono differenze diametralmente opposte tra il manifesto marxista e ciò che ne è venuto fuori. Il problema, come ho già ripetuto in altre occasioni, è l'uomo.

Già il titolo è controverso. Se esiste un libro "nero" che giustamente evidenzia i crimini vuol dire che ne esisterebbe uno "bianco" che ne evidenzierebbe i meriti, così come è stato per quello sul Capitalismo o sul Cristianesimo. Non a caso il volume "Il secolo dei comunismi" possiede già una impronta differente. Spiega che in effetti, e su ciò non si transige, ci sono state diverse interpretazioni del Comunismo e le differenze si evincono con la condotta di chi è andato al potere. Un conto è il Comunismo di Marx, Engels, Luxembourg, Trockij, Dubcek, Gramsci, Berlinguer, Gorbaciov e un altro è il "comunismo" di Stalin, Berja, Breznev, Hoxha, Ceausescu, Pol Pot, Mao. Su Lenin e Castro c'è ancora molto da definire e non mi ritengo indicato a farlo. Premettendo che non si tratta di giustificarli ma mentre sul primo c'è da analizzare il contesto della Rivoluzione di Ottobre, sul secondo, ci sono documenti audiovisivi di Oliver Stone e Michael Moore (due americani) che lo starebbero rivalutando. Purtroppo i peggiori hanno avuto la meglio e la storia non lascia dubbi.

Ciò non mi distoglie però dal condannare le contraddizioni e inesattezze del libro e assicuro che ne sono tante. Il fattore più contestato, e anche più agghiacciante, sadico e indecoroso è quello della "conta dei morti". Elemento utilizzato dagli autori per il solo scopo di demonizzare il più possibile il fenomeno, con gratuite convinzioni, (secondo me...facendo un calcolo...) riferimenti a volte inesistenti, calcoli approssimativi come nel capitolo sulla Cina, dove si passa facilmente tra i 2 e i 5 milioni (Pag. 448) o tra i 20 e 43 milioni (Pag. 461) come fossero noccioline, sempre con arrotondamento in eccesso, (e ciò viene espressamente definito) come se fosse una macabra formula matematica.

L'apice sui calcoli viene toccato nel capitolo sulla Corea del Nord, Vietnam e Laos, di Pierre Rigoulot, con un vergognoso trafiletto (Pag. 523) che DEVO riportare per intero: "Considerando che il campo n.22, secondo la stima di un testimone, rinchiude 10.000 persone, e ogni giorno 5 di esse muoiono, e visto che il numero complessivo dei detenuti nei campi di concentramento nordcoreani è all'ordine di 200.000 persone, si arriva a un totale di 100 morti al giorno, vale a dire 36.500 all'anno. Moltiplicando questo numero per 45 anni (dal 1953 al 1998), si può dire che il comunismo coreano sia direttamente responsabile di circa 1 milione e mezzo di morti." Rigoulot? Vergognati!

Altro capitolo sconcertante è quello sulla Cambogia di Jean-Louis Margolin. Oltre alla solita vergognosa conta sempre approssimativa (Pag. 552), rimane molto da discutere sulla condotta di Pol Pot e i suoi carissimi "Khmer rossi". Mi domando: ma cosa c'entra il Comunismo con un pazzo criminale che compara il cosiddetto "Partito Comunista della Kampuchea" con l'Angkor (Angka), (Pag. 562-567-584) un sito mistico indù che i khmer adoravano. Che cazzo c'entra. I khmer rossi? Comparare una folta marmaglia di mentecatti imberbi e analfabeti con il Comunismo? Cosa potevano capire o sapere di Comunismo, bambini che evitavano di torturarti e ucciderti se eri capace di raccontargli le favole di Esopo! (Pag. 576). Una lancia spezzata a favore di Margolin. Cadendo in contraddizione, dopo aver sciorinato brutalità feroci e dati cruenti si passa una mano sulla coscienza nel paragrafo "Un'eccezione khmer?" (Pag. 578), ammettendo in pratica di aver esagerato, sottolineando anche la discutibile presenza di Pol Pot sul posto. La sua clandestinità ebbe inizio nel 1963 per protrarsi fino a dopo il 1975, l'anno del crollo del regime. I suoi familiari vennero addirittura travolti dalle deportazioni. (Pag. 566). Ma una persona che ha un po' di coscienza come può comparare folli assassini come Stalin o Pol Pot al bellissimo ma utopico pensiero marxista?

Poi l'assurda comparazione con il nazismo, (Pag. 15) rendendolo meno orrido in quanto avrebbe provocato "solo" meno morti. Una operazione da necrofori che gli autori, se fossero stati davvero professionali, avrebbero benissimo potuto risparmiare. Per rispetto soprattutto e poi per non distorcere volgarmente lo status di ciò che dovrebbe essere un volume di storia o critica storiografica. Sul retro di copertina si parla di 85 milioni di vittime, per poi scontrarsi con i 100 milioni sciorinati nel capitolo di Courtois, quello più controverso, (15 milioni in più o in meno cosa cambierebbe?).

Inesattezze anche sul versante della famigerata "censura sovietica", (Pag. 17) dove molti crimini sarebbero stati negati o celati fino al crollo del regime nel 1990, o comunque non diffusi mediante stampa, cinema o letteratura. Al di là dell'eccidio di Katyn, venuto alla luce grazie a Gorbaciov, niente di più falso. Le contraddizioni fioccano a iosa. Ciò lo si può notare dalle fonti a cui i ricercatori hanno attinto, alcune delle quali pubblicate durante il regime o molto prima della fine dello stesso, per non ricordare i celebri, processo di "destalinizzazione" (1956) voluto da Khruscev (Pag. 22), e le dichiarazioni a voce e a penna di Solzenicyn, da "Una giornata di Ivan Denisovic" (1964) di cui esiste un film omonimo di Casper Wrede del 1971 a "Arcipelago Gulag" (1973), il libro di Anatolij Marchenko scritto sotto Breznev nel 1969 edito in Italia da Rusconi e le testimonianze scritte di Ivan Solovenic del 1936, sotto Stalin! Per non citare la collettivizzazione forzata e gli scontri tra kulak e contadini filmati da Dovzenko ne "La terra" (1930) e Ejzenstejn ne "La linea generale" (1926-1929). Poi c'è l'interessante capitolo sull'uscita dallo stalinismo (Pag. 235) e il paragrafo "La caccia ai trotzkisti" (Pag. 287), che fanno molto riflettere sulle soppressioni di Comunisti volute e praticate da "comunisti". E queste sono alcune. 

Infine la chiusura di Courtois con il capitolo "Perché", dove le contraddizioni si sprecano e si cerca addirittura di "giustificare" il fenomeno appena finito di martoriare. Basta leggere le posizioni previste da Marx (Pagg. 680, 681), il contesto della Rivoluzione di Ottobre e ciò che avrebbe spinto Lenin a capovolgere il regime zarista (Pag. 682) e il contesto dell'esperienza sovietica del "Grande terrore" (Pag. 684, 685), per concludere il tutto con l'apogeo del contraddittorio a pagina 688 dove l'autore si pone un feroce dubbio: cosa c'è di marxista nel leninismo anteriore al 1914 e, soprattutto, in quello posteriore al 1917?

All'uopo verrebbe da dire: "Cari autori di questo interessantissimo documento, premettendo l'importanza fondamentale e la necessità morale, storica, giusta, dei dati, degli elementi di ricerca, della storia raccontata, della condanna di tali efferatezze, avreste potuto scrivere questo libro, per quanto possibile, con maggiore obiettività, coerenza e meno ipocrisia? Io credo di si, altrimenti non si sarebbero verificate le polemiche e la stesura di libri e documenti (tra l'altro pubblicati da ricercatori del CNRS, lo stesso degli autori del libro nero), di risposta al vostro minuzioso lavoro.

Per la prossima volta.

Carico i commenti... con calma