David Coverdale = Deep Purple = Whitesnake = Voce della Madonna.

Jimmy Page = Led Zeppelin = Firm = Chitarrista più amato dei Seventies.

Coverdale + Page = album e band formidabili.

Così si potrebbe sintetizzare, in una sorta di maccheronica formula matematica, la grandiosa prestazione offerta da questi due grandi artisti, che nel 1993 pubblicano un gran bel disco (dalla copertina orrenda).

Cominciamo con "Shake My Tree", la canzone migliore dell'album: riffettone con la chitarra semiacustica, gli stop ritmici, armonica, lyrics improntate al 100% sul sesso (agita il mio albero...), voce che, seppur vero che nella strofa è gracchiante, nel ritornello è degna del miglior Robert Plant. "Waiting On You" è un altro gran lavoro, ma anche qui nella strofa la voce di Coverdale purtroppo non è al top. Ma è nonostante ciò il pezzo è trascinante, con il grande Page in forma smagliante. Superbo è il lento "Take Me For A Little While", appassionato e sconvolgentemente emotivo. L'arpeggio è meraviglioso, la tastiera e il piccolo fraseggio con l'elettrica rasentano l'inenarrabile. "Pride And Joy" rappresenta l'apoteosi della ritmica chitarristica Led Zeppeliniana, e altro non è che un bel blues-rock come piace ai nostalgici. "Over Now" è il pezzo più originale del disco, per i suoi passaggi alla "Kashmir", che si differenziano dalla strofa molto hardrock. Coverdale torna ai vecchi fasti e allo splendore di un tempo. "Feelin' Hot" è un brano dinamico e potente, pieno di velocità, con un assolone di chitarra di Page e un coro quasi da stadio in mezzo. "Easy Does It" ricorda le atmosfere di Led Zeppelin III, con quella bella atmosfera creata dalla acustica 12 corde e l'arpeggino con effetto dell'elettrica.

"Take A Look At Yourself" è invece un pezzo fatto più su misura per Coverdale, con atmosfere degli ultimi Whitesnake, quelli "Slip Of The Tongue" per intenderci. "Don't Leave Me This Way" è un brano più blueseggiante ma sostanzialmente incentrato su parametri molto classici, senza forti emozioni e forse è un po' troppo lunga. "Absolution Blues" inizia con lo "sfogo" di Page con il suo bel chitarrone, per poi dar vita ad uno dei grandissimi riff ritmici, su cui Coverdale offre una prestazione egregia. Chiude infine la grandiosa "Whisper A Prayer For The Dying", un pezzo dal mood impregnato di una certa misticità e un'altra grande "lezione di chitarra" offertaci da Mr. Page. Un rozzo ma efficace brano di chiusura.

Questo album ha aiutato David Coverdale ad uscire da un periodaccio, dopo la chiusura degli Whitesnake e i problemi di voce; ha dato l'ennesima prova (semmai ce ne fosse stato bisogno!!!) che Jimmy Page è la pietra miliare fra i chitarristi di tutte le età; ma questo disco era nel ‘93 soprattutto anche il manifesto di un granitico background di vecchio rock che si ergeva solido a ricordare, a chi faceva ad esempio grunge, che il futuro non è niente senza il passato. Molti hanno criticato o semplicemente snobbato il progetto Coverdale-Page, giudicandolo soltanto un inutile e patetico tentativo di emulare i Led Zeppelin o una pacchiana voglia di una revival di tempi andati che ormai non potrebbero più tornare. Secondo me invece è solo un gran bel disco di sano rock senza pretese, come nessuno sembra essere più in grado di produrre, tanto è vero che raggiunse il numero 5 nelle classifiche. L'unica vera pecca sono forse solo i momenti di calo nella voce di David Coverdale, che però era già sulla via della ripresa. A tratti gracchia come una cornacchia, ma forse sarebbe più poetico dire che ruggisce come un leone...

Il vero insuccesso fu il tour mondiale programmato, un autentico flop, che spinse i due artisti a riprendere ognuno la propria strada. Esistono 6 tracce, che erano pronte per il disco successivo, mai pubblicate. In ogni caso è un vero peccato che l'unione musicale di due artisti del genere si sia limitata solo ad un solo album, rimanendo solo un side-project, inevitabilmente finito nel dimenticatoio.

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