"Live Bait For The Dead" è il primo disco live ufficiale dei Cradle Of Filth (disco, non pubblicazione, in quanto già nel DVD "Pan Daemon Aeon" erano presenti tracce dal vivo), registrato durante il tour di supporto alla nuova pubblicazione, "Midian". Inutile spendere più di poche parole sul gruppo: chi legge questa recensione, con il 70% di probabilità, conosce già molto sul gruppo, di cui darò una breve descrizione generica: i Cradle Of Filth sono un gruppo metal/semi-sinfonico che divide in due il pubblico metallaro fra coloro che li amano e coloro che li odiano.

Passando al disco, troviamo che il Live inizia con una breve introduzione sinfonica (un classico per i Cradle), che lascia posto al primo brano del concerto: "Lord Abortion", una delle migliori canzoni di "Midian". La canzone, privata dell'introduzione tastieristica che la caratterizzava nel disco, ci mostra, più o meno, come sarà tutto il concerto: musicisti in gran forma, soprattutto il mytyco chitarrista Gian Pires, tastiere messe in secondo (ma anche terzo) piano ed il cantante Dani in gran forma; "Lord Abortion" lascia poi posto al dittico formato dalla semi-strumentale "Ebony Dressed For Sunset" e dalla ormai classica "The Forest Whispers My Name". Nulla da dire, tutto ineccepibile, seppur sempre con chitarre troppo evidenti, tanto da oscurare i migliori passaggi tastieristici. Poi, una rapida scaletta ci porta attraverso nuove composizioni ("Chthulu Dawn"), classici insuperabili eseguiti quasi perfettamente ("Dusk And Her Embrace"), vecchie glorie ("The Principle Of Evil Made Flesh") e composizioni controverse ma molto apprezzate ("Cruelty Brought Thee Orchids"). Dopo questa fantastica combo, che scalderebbe gli animi di chiunque, troviamo "Her Ghost In The Fog", che a me, personalmente, nella versione originale, pare molto scialba, ma che dal vivo diviene spettacolare; un altro classico perfettamente eseguito come "Summer's Dying Fast", e ci viene data la pausa sinfonica: "Creature That Kissed In Cold Mirrors", unita a "Satanic Mantra". Dopo la pausa il gruppo ci regala "From The Cradle To Enslave", che trovo totalmente insignificante, e, per finire, il gioiello del disco: "Queen Of Winter, Throned", meravigliosa, la cui coda segna uno dei momenti più intensi del concerto. Salutoni ed il gruppo lascia.
Non commento il secondo disco se non superficialmente, per manifesta inutilità: un insieme di remix techno e di ri-registrazioni di classici ("Funeral In Carpathia"). Unico inedito, l'insignificante "The Fire Still Burns".

Il Live, tuttavia, nonostante la scaletta, mostra diversi punti deboli: un'eccessiva pulitura della voce di Dani, che sembra quasi non reggere, sebbene dal vivo faccia molto più di quanto non si senta nel disco, tastiere e batteria troppo poco potenti e, generalmente, una certa sensazione di incompiutezza; tuttavia, il disco merita di essere acquistato.

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