“She's a witch of trouble in electric blue. In her own mad mind she's in love with you, With you. Now what you gonna do?”

Anno: 1967 I Cream rappresentano sicuramente, e a ragion veduta, uno dei tasselli di fondamentale importanza nella parabola creativo-musicale “moderna” che ancora oggi risente, e non come un’eco lontana, delle influenze, degli stili e delle solide basi poste dai tre musicisti componenti Ginger Baker, Jack Bruce (insieme nei Blues Incorporated e nella Graham Bond Organization) e dall’ancora giovanissimo ma talentuoso Eric Clapton, figlio degli Yardbirds e dei Bluesbreakers di Mayall.

“I've been waiting so long To be where I'm going In the sunshine of your love.”

Con una formazione di tale eccezione i Cream propongono un Rock-Blues molto elaborato e di complessa esecuzione che si arricchisce delle vaste influenze artistiche e culturali dei singoli componenti dotati, per l’appunto, di un talento esecutivo e compositivo al di fuori dal comune. Anche se il vero metro di valutazione dei Cream trova maggior riscontro nell’ascolto di un Live o l’aver assistito personalmente ad una loro esibizione sui maggiori palchi del globo (dove gli interminabili ed allucinati assolo o le improvvisazioni personali giocano un ruolo fondamentale), ciò non toglie che i loro lavori in studio siano dei veri e propri toccasana per i padiglioni auricolari di chi li ascolta e che comunque permettano di avere una chiara idea della loro grandezza.

“Outside my window is a tree. Outside my window is a tree. There only for me. And it stands in the grey of the city, No time for pity, for the tree or me.”

Disraeli Gears, seconda storica prova in studio dei Cream, fu inciso nel lontano maggio del 1967 a New York negli studi della Atlantic, ed è ancora oggi considerato pietra miliare e simbolo di riferimento per i cultori della musica non solo Rock&Blues. Il disco è prodotto da Felix Pappalardi, il quale partecipa attivamente all’attività del gruppo collaborando alla stesura dei brani e curando pressoché tutta la produzione e la post-produzione. Gli arrangiamenti invece sono affidati alla cura di Robert Stigwood. Impossibile non affermare che quel che ne viene fuori è un capolavoro assoluto.

“Goner build myself a castle High up in the clouds. There'll be skies outside my window, Lose these streets and crowds.”

Nella storica composizione Basso, Batteria e Chitarra i Cream di Disraeli Gears si muovono tra ritmiche e melodie di un Blues di stampo classicheggiante con spunti geniali ed esemplari di Rock e (a tratti) di Jazz che tanto faranno scuola in futuro. L’intero disco, che comunque si tiene distante dagli acidi pessimismi del Blues più classico, si tira tutto di un fiato grazie alle incessanti ritmiche da galee imposte dagli strumenti dei tre. Brani come “Sunshine Of Your Love”, fra i più imitati di sempre, “Strange Brew” o “Tales Of Brave Ulysses” sono solo alcuni fra i cavalli di battaglia che i tre utilizzeranno per riscaldare le platee nelle loro psych-performance live, dove gli animi si riscaldano facilmente e raggiungono temperature elevatissime.

“And the colours of the sea bind your eyes with trembling mermaids, And you touch the distant beaches with tales of brave Ulysses, How his naked ears were tortured by the sirens sweetly singing, For the sparkling waves are calling you to kiss their white laced lips.”

Anche i testi ivi proposti, splendidamente vocalizzati dall’eccelso bassista Jack Bruce, sono ben ispirati ed entrando a contatto con i neuroni con una forza impressionante donano all’intero lavoro, assieme alle parti musicali, un sound unico, originale. Brillante. Che si respira. Disraeli Gears apre la strada, facendo anello di congiunzione con “Fresh Cream” (1966) , a “Wheels Of Fire” (1968), per molti considerato il capolavoro assoluto.

“Take it back, take it back, take that thing right outa here. Right away, far away, take that thing right outa here.”

Pur tenendo conto della decisa lontananza da una qualsiasi loro performance live, Disraeli Gears non può assolutamente mancare al dispensario minimo musicale. Imprescindibile.

“Are we wollin'? A one, a two, a free, a four...”

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