Mi chiedo come si faccia ad avvicinarsi a questo prodotto senza diffidenza.

E lo dice uno che, per ovvi motivi di percorso musicale personale, non ha nulla contro le cover o i tributi (sempre che non siano imitativi).

Suonare una canzone di un altro, se è come dev'esser un atto d'amore, può rappresentare solo una cosa bella, e non importa quanto si piazzi sopra, sotto o di fianco all'originale.

E qui la faccenda è particolarmente strana.

Julian Lennon è un figlio, Giorgio Conte o Luigi Grechi, due fratelli. Per dirne due. Ma nessuno ha suonato col celebre padre/fratello (se si fa eccezione per qualche piccola comparsata reciproca dei fratelli De Gregori).

Poi ci sono i gruppi tributo. Alcuni identici o quasi agli originali (atti di clonazione e dunque non d'amore, se non d'un amore perverso e bruttino), altri omaggianti ed adoranti, ma soprattutto interpretanti, sconvolgenti, rimescolanti. Questi i più interessanti. Fatto sta, però, che anche questi non hanno mai avuto a che fare, personalmente e musicalmente, con gli originali.

Cristiano è diverso. L'ultimo disco dal vivo di Faber vede il figlio in parti fondamentali che furono di Pagani e di Fossati, sostituiti davvero egregiamente. Se Faber non ci avesse creduto non ci avrebbe duettato in "Anime Salve" o non avrebbe affidato a lui l'imponente e fondamentale strumentistica paganiana.

Qui il figlio ripercorre le pagine paterne. Aggiorna, ci mette del suo. È filologo il giusto e innovatore quanto basta. Nei suoi arrangiamenti si sentono influenze recenti, impossibili per Faber, ma perfettamente inserite. Molte chitarre acustiche ed elettriche, molto meno classiche. Tastiere ottimamente inserite, e parti di basso e batteria ricalcanti spesso gli originali, ma con sempre un tocco di modernità ulteriore e mai retorica, occhieggiante o banale.

Insomma: siamo davanti ad un'opera davvero notevole nella quale si sono toccate partiture apparentemente intoccabili con amore, tatto e capacità. Anche la voce, simile nelle note acute ma inevitabilmente diversa e inferiore nelle gravi, è comunque molto bella, molto ben usata e anch'essa non stupidamente imitativa.

Non un semplice live/tributo, dunque, ma un omaggio innamorato e parzialmente dedicato a se stessi, al proprio sangue, alla propria storia, che poi è, alla lunga, la storia di tutti noi.

Cristiano ha messo in piedi un concerto quantomeno meritevole di un ascolto attento, senza pregiudizi, e, alla fine, sicuramente piacevole e divertente.

Non possiamo che ringraziarlo, sapendo quello che lui sa benissimo per primo: che non è Faber.

E aspettandolo alla prossima prova solista (ricordando a tutti che le precedenti erano belle, e non poco).

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